HO VISTO LE DONNE… HANNO LA FORZA DI CREARE UN PAESE

16
Feb

PAPA FRANCESCO NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO E IN SUD SUDAN

“Fratelli, sorelle, figli e figlie dell’Ituri, del Nord e del Sud Kivu, vi sono vicino, vi abbraccio e benedico tutti voi. Benedico ogni bambino, adulto, anziano, ogni persona ferita dalla violenza nella Repubblica Democratica del Congo, in particolare ogni donna e ogni madre. E prego perché la donna, ogni donna, sia rispettata, protetta, valorizzata: commettere violenza nei confronti di una donna e di una madre è farla a Dio stesso, che da una donna, da una madre, ha preso la condizione umana. Gesù, nostro fratello, Dio della riconciliazione … Dio della speranza che crede in voi, nel vostro Paese e nel vostro futuro, benedica tutti voi e vi consoli; riversi la sua pace nei vostri cuori, nelle vostre famiglie e sull’intera Repubblica Democratica del Congo. Grazie!” Così si è concluso l’incontro di Papa Francesco con le vittime dell’Est del Paese, il 1° febbraio 2023, dopo aver ascoltato testimonianze di violenza crudele inenarrabili accompagnate dai passi di perdono da parte delle vittime.

Aveva messo in chiaro fin dal primo discorso, nell’incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico di questo immenso Paese, ricchissimo di risorse e dilaniato da conflitti terrificanti, che occorre “estendere ancora di più la partecipazione ai processi di pace alle donne, ai giovani e ai gruppi marginalizzati”, ribadendo ed approfondendo poi il concetto a Giuba nel palazzo presidenziale del Sud Sudan: “Vengano coinvolte maggiormente, anche nei processi politici e decisionali, pure le donne, le madri che sanno come si genera e si custodisce la vita. Nei loro riguardi ci sia rispetto, perché chi commette violenza contro una donna la commette contro Dio, che da una donna ha preso la carne”.

Ed è proprio in Sud Sudan nel pellegrinaggio ecumenico dal 3 al 5 febbraio, che l’insistenza si fa ancora più accorata: “…Le acque del grande fiume (il Nilo Bianco) raccolgono i gemiti sofferenti delle vostre comunità, raccolgono il grido di dolore di tante vite spezzate, raccolgono il dramma di un popolo in fuga, l’afflizione del cuore delle donne e la paura impressa negli occhi dei bambini…” Rivolgendosi ai Vescovi dice: “Se vogliamo essere Pastori che intercedono, non possiamo restare neutrali dinanzi al dolore provocato dalle ingiustizie e dalle violenze perché, là dove una donna o un uomo vengono feriti nei loro diritti fondamentali, Cristo stesso è offeso”.

Nell’incontro al Freedom Hall con gli sfollati interni, condividendo quanto detto dall’Arcivescovo anglicano Welby, che lo accompagnava con il Moderatore generale della chiesa presbiteriana scozzese, ha voluto soprattutto sottolineare come le donne non siano solo vittime: “le madri, le donne sono la chiave per trasformare il Paese: se riceveranno le giuste opportunità, attraverso la loro laboriosità e la loro attitudine a custodire la vita, avranno la capacità di cambiare il volto del Sud Sudan, di dargli uno sviluppo sereno e coeso! Ma, vi prego, prego tutti gli abitanti di queste terre: la donna sia protetta, rispettata, valorizzata e onorata. Per favore: proteggere, rispettare, valorizzare e onorare ogni donna, bambina, ragazza, giovane, adulta, madre, nonna. Senza questo non ci sarà futuro”.

E nel segno della donna si chiude la S. Messa al Mausoleo John Garang (Giuba), domenica 5 febbraio, con le parole del saluto finale:Speranza è la parola che vorrei lasciare a ciascuno di voi, come un dono da condividere, come un seme che porti frutto. Come ci ricorda la figura di santa Giuseppina (Bakhita), la speranza, qui specialmente, è nel segno della donna e vorrei ringraziare e benedire in modo speciale tutte le donne del Paese.

Alla speranza vorrei associare un’altra parola, la parola di questi giorni: pace. Con i miei Fratelli Justin e Iain, che ringrazio di cuore, siamo venuti qui e continueremo ad accompagnare i vostri passi, tutti e tre insieme, facendo tutto quello che possiamo perché siano passi di pace, passi verso la pace. Vorrei affidare questo cammino di tutto il popolo con noi tre, questo cammino della riconciliazione e della pace a un’altra donna. È la nostra tenerissima Madre Maria, la Regina della pace. Ci ha accompagnato con la sua presenza premurosa e silenziosa. A lei, che ora preghiamo, affidiamo la causa della pace in Sud Sudan e nell’intero Continente africano. Alla Madonna affidiamo anche la pace nel mondo, in particolare i numerosi Paesi che si trovano in guerra, come la martoriata Ucraina”.

Sottolineature che sono tornate infine nella conferenza stampa congiunta rientrando dal viaggio: “Sua Eccellenza (Welby) ha parlato delle donne: le donne, le ho viste nel Sud Sudan, portano avanti i figli, a volte rimangono sole, ma hanno la forza di creare un Paese… E, parlando di donne, vorrei dire una parola sulle suore, le suore che si coinvolgono, ne ho viste alcune qui in Sud Sudan e poi nella Messa di oggi: avete sentito il nome di tante suore che sono state uccise, sgozzate in questa guerra… Ma torniamo alla forza della donna, dobbiamo prenderla sul serio e non usarla solamente come pubblicità di maquillage! Per favore, questo è un insulto alla donna, la donna è per le cose più grandi!”.

A cura di sr. Maria Grazia Piazza