E’ questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti. Apritemi le porte della giustizia: entrerò a rendere grazie al Signore. Per la tua grande misericordia entrerò nella tua casa Signore.
Sono le parole dei salmi 117 e 5 che intessono il dialogo tra il Vescovo ed il popolo di Dio che si ascoltano all’apertura di ogni Porta Santa. Ed è Gesù la porta aperta davanti a noi che dà accesso alla Misericordia, a Dio Padre che nella sua infinita tenerezza si è chinato sull’umanità piagata dal peccato e attraverso Maria, madre del Salvatore, ha donato suo Figlio al mondo, ha fatto proclamare Papa Francesco aprendo il cancello della cappella che dà accesso a Maria, Salus Popoli Romani: l’ultima porta che ha aperto, quella più intima, nascosta, profonda, facendovi visita il 1° gennaio scorso. Ha esortato il popolo ad unirsi alla sua preghiera chiedendo alla S. Madre di Dio di condurci per mano al Signore Gesù per fare esperienza del suo perdono e della vera pace. Lei ci ha portato la misericordia di Dio che è Gesù.
La Madre, la Donna che ha saputo anticipare l’ora del Figlio, forse ha contribuito ad ispirare a Papa Francesco di anticipare anche l’inizio del Giubileo. L’abbiamo ascoltato il 29 novembre, prima domenica di Avvento, davanti alla porta della cattedrale di Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, improvvisare alternando l’italiano allo spagnolo: “Oggi Bangui diviene la capitale spirituale del mondo. L’Anno Santo della Misericordia viene in anticipo in questa Terra. Una terra che soffre da diversi anni la guerra e l’odio, l’incomprensione, la mancanza di pace. Ma in questa terra sofferente ci sono anche tutti i Paesi che stanno passando attraverso la croce della guerra. Bangui diviene la capitale spirituale della preghiera per la misericordia del Padre. Tutti noi chiediamo pace, misericordia, riconciliazione, perdono, amore. Per Bangui, per tutta la Repubblica Centrafricana, per tutto il mondo, per i Paesi che soffrono la guerra chiediamo la pace! E tutti insieme chiediamo amore e pace. Tutti insieme! (in lingua sango) “Doyé Siriri!”. E dopo che tutti hanno ripetuto: “Doyé Siriri!” viene aperta la prima Porta Santa nel cuore dell’Africa, il Paese che si trova nella zona considerata uno dei due polmoni dell’umanità, a causa della sua eccezionale ricchezza di biodiversità, ma anche il Paese attraversato da conflitti violenti e tanta sofferenza nella popolazione, che quasi tutti per questo gli avevano sconsigliato di visitare. Il Paese che non è più lo stesso dopo quella visita tanto voluta, considerata una “benedizione dal cielo”. E il primo segno che non è più come prima sono le parole della Presidente dello Stato Catherine Samba-Panza: “A nome di tutta la classe dirigente di questo paese, ma anche a nome di tutti coloro che hanno contribuito in qualche modo alla sua discesa agli inferi, confesso tutto il male che è stato fatto qui nel corso della storia e chiedo perdono dal profondo del mio cuore. Santo Padre abbiamo assolutamente bisogno di questo perdono in occasione della vostra visita… Lei ha scelto di visitare un paese distrutto nelle sue fondamenta, di testimoniare la sua compassione e solidarietà ad un popolo attanagliato dall’odio e dallo spirito di vendetta, lacerato da conflitti interminabili, ma che malgrado tutto non ha perso completamente la sua fede… I centrafricani hanno inflitto sofferenze indicibili ad altri centrafricani. Ecco perché le figlie e i figli di questo Paese sono chiamati a riconoscere le loro colpe e a chiedere perdono, un perdono sincero che la Vostra benedizione trasformerà in un nuovo fermento per la ricostruzione del Paese… La vostra visita è vissuta come una benedizione dal cielo. La vostra presenza è vista come una vittoria. Una vittoria della fede sulla paura, sull’incredulità e una vittoria della compassione e della solidarietà della Chiesa universale”. Parole che hanno toccato profondamente quelle di questa donna capo di stato, forse la prima a riconoscere in maniera esplicita (in un discorso ufficiale) il valore politico della misericordia.
Un viaggio coraggioso e perseguito con profetica determinazione quello nella Repubblica Centrafricana per aprire una Porta di perdono, di riconciliazione, di pace e dopo tanta fatica la semplice Porta della cattedrale di Bangui si è aperta dolcemente, quasi un tocco leggero. Ha dovuto spingere invece con molta più forza la Porta Santa di S. Pietro, quasi opponesse resistenza, l’8 dicembre, il giorno d’inizio ufficiale del Giubileo della Misericordia. E qui a commuovere, a muovere il cuore, è stata la presenza di Benedetto XVI che l’ha varcata subito dopo Papa Francesco. Un altro unicum nella storia della Chiesa. Certamente hanno condiviso il senso ulteriore di questa apertura in una data carica di significato per la storia della Chiesa: il primo papa figlio del Concilio con l’ultimo papa che vi ha partecipato, varcando la Porta Santa ricordano la porta che, cinquant’anni fa, i Padri conciliari spalancarono verso il mondo percependo forte, “come un vero soffio dello Spirito, l’esigenza di parlare di Dio agli uomini del loro tempo in un modo più comprensibile. Abbattute le muraglie che per troppo tempo avevano rinchiuso la Chiesa in una cittadella privilegiata, era giunto il tempo di annunciare il Vangelo in modo nuovo” (MV, 4) andando incontro ad ogni persona là dove vive: nella sua città, nella sua casa, nel luogo di lavoro… per portare la gioia del Vangelo, la misericordia e il perdono di Dio.
A partire poi dal 13 dicembre, la terza domenica di Avvento, quella in cui più evidentemente si sottolinea la gioia, vengono aperte decine di migliaia di Porte Sante in tutto il mondo: è un’altra delle caratteristiche peculiari di questo Giubileo, la facoltà data ad ogni vescovo di aprire nella propria Chiesa particolare una o più Porte della Misericordia, dove ogni persona può sperimentare la grazia e trovare la via della conversione. Il Giubileo, pertanto, viene celebrato a Roma, così come nelle Chiese particolari quale segno visibile della comunione di tutta la Chiesa (MV, 3). Papa Francesco apre la Porta Santa in S. Giovanni in Laterano ricordando a tutti i battezzati in Cristo che sono chiamati ad essere misericordiosi come il Padre. “La gioia di attraversare la Porta della Misericordia si accompagna all’impegno di accogliere e testimoniare un amore che va oltre la giustizia, un amore che non conosce confini. E’ di questo infinito amore che siamo responsabili, nonostante le nostre contraddizioni” (Omelia del 13 dicembre 2015).
Sì è un amore che va oltre la giustizia; per la Porta che viene aperta non entrano solo i giusti, come ci diceva il salmo 117, nell’itinerario suggerito da Francesco, di porta in porta, c’è una sottolineatura ulteriore posta il 18 dicembre quando, in Via Marsala (vicino alla stazione Termini di Roma), apre la Porta Santa della Carità presso l’Ostello della Caritas: “L’amore di Gesù è grande. Per questo oggi, nell’aprire questa Porta Santa, io vorrei che lo Spirito Santo aprisse il cuore di tutti i romani, e facesse loro vedere qual è la strada della salvezza! Non è il lusso, non è la strada delle grandi ricchezze, non è la strada del potere. E’ la strada dell’umiltà. E i più poveri, gli ammalati, i carcerati – Gesù dice di più – i più peccatori, se si pentono, ci precederanno nel Cielo. Loro hanno la chiave” (Omelia del 18 dicembre 2015).
Sì, come ci ricorda il salmo “Sei salito in alto conducendo prigionieri, hai ricevuto uomini in tributo: anche i ribelli abiteranno presso il Signore Dio” (67,19). La chiave è nelle mani dei peccatori, di chi si riconosce tale.
L’ultima Porta Santa, all’inizio del nuovo anno, nel giorno dedicato alla S. Madre di Dio, viene aperta nella basilica romana più antica, edificata dal popolo stesso, quella di S. Maria Maggiore. E qui persino la maniera di aprire la Porta Santa ha un significato particolare perché non lo si può fare spingendo i due battenti allo stesso tempo. Sul battente di sinistra c’è l’immagine della Madonna ed è questa parte che va spinta per prima, altrimenti non si apre. La porta è stata pensata con questa intenzione a significare che è Maria, la Madre, che apre la strada verso Gesù e apre anche il cammino della Misericordia. Il vescovo di Roma, ai cui cittadini questo luogo è carissimo, ha detto all’omelia: “E’ più che mai appropriato che in questo giorno noi invochiamo la Vergine Maria, anzitutto, come Madre della misericordia. La Porta Santa che abbiamo aperto è di fatto una Porta della Misericordia. Chiunque varca quella soglia è chiamato a immergersi nell’amore misericordioso del Padre, con piena fiducia e senza alcun timore; e può ripartire da questa Basilica con la certezza – con la certezza! – che avrà accanto a sé la compagnia di Maria. Lei è Madre della misericordia… Maria è Madre di Dio, è Madre di Dio che perdona, che dà il perdono, e per questo possiamo dire che è Madre del perdono… Ai piedi della Croce, Maria vede il suo Figlio che offre tutto Se stesso e così testimonia che cosa significa amare come ama Dio. In quel momento sente pronunciare da Gesù parole che probabilmente nascono da quello che lei stessa gli aveva insegnato fin da bambino: ‘Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno’ (Lc 23,34). In quel momento, Maria è diventata per tutti noi Madre del perdono. Lei stessa, sull’esempio di Gesù e con la sua grazia, è stata capace di perdonare quanti stavano uccidendo il suo Figlio innocente… La Madre del perdono insegna alla Chiesa che il perdono offerto sul Golgota non conosce limiti. Non può fermarlo la legge con i suoi cavilli, né la sapienza di questo mondo con le sue distinzioni. Il perdono della Chiesa deve avere la stessa estensione di quello di Gesù sulla Croce, e di Maria ai suoi piedi. Non c’è alternativa”. E’ un amore senza confini come quello simboleggiato da una delle tante Porte Sante aperte ascoltando il soffio colmo di dolcezza, di fantasia e di parresia dello Spirito Santo: l’ha aperta il vescovo Giuseppe Pasotto a Rustavi in Georgia, è una Porta Santa senza chiesa e mura, innalzata semplicemente su un prato dove da tre anni tentano di costruire una chiesa dedicata alla Divina Misericordia, ma non hanno ancora l’autorizzazione, anche se tutti i documenti da anni sono a posto. E’ un segno – dice il Vescovo – per dire che la misericordia va vissuta giorno per giorno di fronte alle difficoltà che s’incontrano. Ha detto ai suoi fedeli: “Immaginatevi che bello entrare in una porta dove poi non ci sono pareti, dove non c’è nessun tetto. La misericordia è così, è sconfinata, non ha luoghi particolari, è di tutti, abbraccia il mondo, ecco la misericordia di Dio”.
Ho aperto davanti a te una porta che nessuno può chiudere (Ap. 3,8).
Sr. Maria Grazia Piazza