Il racconto della vita di Madre Giovanna, in una lettera da parte di una delle sue figlie nella fede e nel carisma
Cara Madre Giovanna,
appartiene all’eredità che ci hai lasciato rileggere in ogni storia le vie della Provvidenza. Come la tua nascita in una stalla a Bolzano Vicentino, lontano dalla casetta di Enego1. La tua povera mamma, dopo un giorno di cammino dietro al gregge, la sera del 23 maggio 1868 ti dava alla luce. I tuoi genitori2 si affrettarono a battezzare quella fragile vita che, trascorsi tre anni, dovettero affidare – certo con dolore – alle cure degli zii materni3.
A Breganze hai condiviso l’infanzia modesta di tanti bambini: l’aiuto in casa, la scuola elementare, i giochi, il catechismo e – a dieci anni – la prima comunione. Niente di eccezionale, in apparenza; nemmeno l’amichetta che a dodici anni fa sorgere in te un po’ di vanità, distraendoti per due mesi dai sacramenti.
Poi due sogni straordinari ti scuotono da un sonno che forse ti avrebbe condotta alla rovina. Nel primo una giovane, morta da poco, ti indicava la caducità delle cose del mondo, e tu decidevi di recitare con maggior devozione i misteri gloriosi del rosario e cominciare una vita nuova. Così la preghiera innaffiava la tua anima e iniziavi a sentire un amore speciale verso Gesù Sacramentato. Nel secondo sogno prestavi servizio durante un banchetto: Gesù seduto più in alto, bello, risplendente, ti chiedeva di consacrarti a lui. Come hai gustato, al risveglio, le sue parole e il suo sguardo benevolo! A quindici anni sognavi di servire il Signore.
Hai provato a entrare nella congregazione delle Suore Dorotee di Vicenza, ma il Signore stesso, ispirandoti la visione di una bianca casetta, ti richiamava a Breganze per fondare una comunità.
Tornata dagli zii, hai dovuto lavorare presso una famiglia anticlericale, che osteggiava apertamente la tua fede. Per mantenerti andavi a servizio nelle famiglie condividendo l’emarginazione e lo sfruttamento che subivano le donne. Quante fatiche e umiliazioni! Solo nel Signore trovavi consolazione, e il desiderio di compiere la sua volontà vinceva su tutto.
Già appartenevi alla Pia Unione delle Figlie di Maria, ma a ventidue anni hai accolto l’invito del tuo parroco4 a formare un gruppo di Orsoline secolari5, e proprio tu sei stata eletta responsabile.
Per quasi vent’anni hai vissuto da consacrata l’amore a Cristo sposo, coltivando la preghiera, l’abbandono fiducioso a Dio, il servizio evangelico, la maternità spirituale.
Nel dedicarti alla vita spirituale e alla Compagnia di sant’Orsola eri fortemente limitata dalle circostanze esteriori, ma davanti all’eucarestia ti sentivi libera, sciolta da tutto e da tutti. Il Signore ti confermava nel suo progetto anche attraverso dei segni, come l’incontro con san Giuseppe, un vecchietto che ti ha confortata nel desiderio di consacrarti.
Poiché ti sentivi inadeguata a svolgere i lavori richiesti, ne affidavi la riuscita alla Madonna; eri talmente conosciuta e apprezzata che gli Scotton6 ti assunsero nella loro azienda tipografica e artigianale, con ruoli di responsabilità. Lavorare alle dipendenze degli Scotton era un vantaggio, ma ti rendeva soggetta alle loro decisioni. Anche nelle difficoltà vedevi il dispiegarsi della volontà di Dio e sapevi ricavare un beneficio per l’anima.
L’impegno nella Compagnia non ti distoglieva dalla meta della fondazione; quando nel maggio del 1900 proponi alle tue compagne di compiere delle rinunce e coi ricavi acquistare una statua di sant’Angela7, dai avvio al fondo con il quale in seguito si provvederà una casa per la nuova comunità; le Orsoline, messe a parte del progetto di Dio, lo sostengono con entusiasmo.
Nel 1903 vai in pellegrinaggio a Roma, dove il pensiero che di tutto è padrone Gesù, ti dà consolazione e ti anima alle più grandi speranze anche riguardo la tua vocazione; lì hai la grazia di incontrare papa Pio X e consegnargli una lista di Figlie di Maria e Orsoline che si impegnavano a fare la comunione secondo le intenzioni del papa; lui rispondendoti scrive alla “Reverenda Madre delle Orsoline”: un altro segno profetico. Quanto hai cercato la volontà di Dio! Quanto avevi a cuore le ragazze e le giovani, che ti confidavano sofferenze e umiliazioni! E quanto hai faticato per aprire una scuola di lavoro femminile che rispettasse la loro dignità!
Ti lasciavi provocare dalle necessità che si presentavano, ma temevi che le tue intuizioni non fossero ispirate da Dio. Per questo ti interrogavi e chiedevi consiglio a mons. Andrea, che ti incoraggiava senza pronunciarsi espressamente.
Per te, così priva di mezzi e di autonomia, sarebbe stato impensabile fondare una comunità religiosa, ma l’intuizione dentro di te era chiara. Perciò, confidando nell’aiuto di san Giuseppe, il 19 marzo 1905 hai gettato una medaglietta del santo in un certo terreno, che cinque anni dopo saresti riuscita a comprare.
Per conoscere la volontà di Dio hai pregato e ti sei rivolta ad alcuni sacerdoti, in obbedienza alla chiesa. L’incontro con padre Franzini8, che ha ascoltato quanto il Signore ti suggeriva, è stato provvidenziale; grazie a lui hai definito le caratteristiche della nuova comunità: il riferimento alla Regola di sant’Angela Merici; la finalità di farsi sante e di promuovere la santità nella classe popolare femminile; l’ammissione di ragazze nullatenenti9. Grazie a Franzini, Orsola10 ha appreso il lavoro di maglieria col quale la comunità si sarebbe mantenuta.
Il Signore non ti ha risparmiato ostacoli e amarezze, ma non ti ha mai abbandonata: la povertà di mezzi, la salute precaria, gli impegni di lavoro e di assistenza alla zia, l’opposizione degli Scotton alla fondazione11… erano compensati dall’aiuto delle Orsoline secolari e dai ripetuti interventi della Provvidenza. Così sei riuscita a preparare l’abitazione dove, tra il 5 e il 6 gennaio 1907, Orsola e Angela12 hanno dato inizio alla comunità che, sempre assistita dalla Provvidenza, si è allargata, mantenendosi col lavoro di maglieria, l’assistenza agli ammalati e la carità di tante persone. In quella situazione dura e precaria, la generosità e la gioia delle prime giovani testimoniavano la presenza di Dio.
Due anni dopo – con offerte e prestiti – acquistavi il terreno di san Giuseppe e lì costruivi una casa più grande; non so come tu sia riuscita a farlo, seguendo la comunità dall’esterno, lavorando continuamente e avendo pessime condizioni di salute. Le consorelle ti pregavano di trasferirti in comunità con la zia, ma tu non volevi contrastare apertamente gli Scotton. Quella volta hai proprio “messo alle strette” il Signore, lasciando a lui di sciogliere i nodi, e ci stavi rimettendo la vita. La morte improvvisa della tua mamma insieme ad altre sofferenze fisiche e morali ti hanno prostrata, e sei rimasta per ore priva di sensi. A quel punto, gli Scotton stessi ti hanno chiesto di unirti alla comunità: ancora una volta la tua fede obbediente aveva vinto le avversità13.
Negli anni seguenti, nonostante la debolezza fisica, ti sei spesa per la crescita spirituale della comunità e per farle ottenere il riconoscimento ecclesiale; per provvedere al lavoro e proseguire nell’apostolato; per ingrandire la casa, man mano che le esigenze lo richiedevano.
L’approvazione definitiva da parte della Chiesa, fu ostacolata da motivi molto umani14 e tu non riuscisti a ottenerla, anche se il papa15 stesso vi autorizzò a custodire l’eucarestia e il vescovo16 a fare la professione religiosa.
Con l’avvento della guerra, hai dovuto affrontare con la comunità l’esproprio di buona parte della casa a opera dei militari. Perfino allora, il grave disagio si è trasformato in occasione di carità e testimonianza evangelica.
Sei morta a quasi cinquant’anni consumata in olocausto all’amore dello sposo Gesù e venerata da molti come una santa. Fa’ che anch’io un giorno, rileggendo la mia storia, possa dire come te: il Signore mi condusse per vie che non avrei immaginato e tutto mi concesse…
Tua aff.ma figlia, Maria Coccia
1 In Trentino. 2 Teresa Luigia Francescato e Stefano Meneghini. 3 Maria e Antonio Baggio, di Breganze. 4 Mons. Andrea Scotton, era anche il confessore abituale di Giovanna. 5 La “Compagnia di Sant’Orsola”, fondata da sant’Angela Merici nel 1535, è costituita da donne che si consacrano a Dio, rimanendo nel proprio ambiente di vita. 6 Mons. Jacopo, mons. Gottardo e Rita, fratelli del parroco di Breganze. 7 La somma necessaria fu raggiunta alla fine del 1904. 8 Padre Maffeo Franzini, gesuita bresciano. 9 Per entrare in una congregazione religiosa era richiesto un corredo in dotazione. 10 Orsola Balasso, di Marano Vicentino, fu una delle prime sorelle della comunità. 11 Soprattutto Gottardo e Rita Scotton temevano che Giovanna trascurasse il lavoro. 12 Angela Franzan, di Breganze. 13 Il 3 agosto 1910 Giovanna può finalmente entrare nella sua comunità. 14 Da un lato la polemica antimodernista che vedeva schierati gli Scotton in opposizione al Vescovo Rodolfi; dall’altro il fatto che la comunità non aveva un’opera propria che “giustificasse” la nuova fondazione. 15 Pio X, nel 1912. 16 Mons. Ferdinando Rodolfi, Vescovo di Vicenza (1911-43).