Con Gesù tutto cambia: il servizio chiede a discepoli e discepole uno stile diverso, più forte di ogni ambizione, sete di gloria e potere
Ci sono alcune frasi dei vangeli che vengono lette, magari frequentemente, e altrettanto regolarmente lasciate andare come creassero degli ostacoli che richiederebbero di fermarsi a riflettere, mentre invece si preferisce continuare come si è sempre fatto, senza disturbi.
I versetti di Marco 10,42-44 sono sicuramente tra questi: “Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi li opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuol essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti”.
Parlano di gloria, di successo, soprattutto di potere, tema che sempre divide, anche nella chiesa. Sono parole che Gesù pronuncia dopo la richiesta di Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, di poter sedere uno a destra e l’altro a sinistra, quando sarebbe venuto il suo regno.
Recidivi gli apostoli: questo testo infatti è inserito da Marco dopo il terzo annuncio che Gesù fa della sua passione, morte e risurrezione, ma anche i primi due non erano stati compresi.
Dopo il primo, Pietro aveva preso in disparte Gesù consigliandolo di non parlare di passione e morte; dopo il secondo, gli apostoli avevano discusso fra loro su chi fosse il più grande; e ora, il desiderio di Giacomo e Giovanni di avere un ruolo di potere nel futuro del Regno.
A Pietro Gesù aveva risposto di non intralciargli il cammino e di mettersi invece alla sua sequela; ai dodici – alle prese con la discussione sul più grande – aveva presentato, come figura di riferimento a cui tendere, un bambino, categoria poco valutata a quel tempo e che per vivere aveva bisogno di affidarsi a qualcun altro. Infine ora, alla richiesta di Giacomo e Giovanni, aveva chiesto di riflettere sul loro desiderio, chiamando poi tutti per ripetere ancora una volta il suo stile – diremmo oggi – di servizio.
Se l’evangelista Marco si preoccupa di riportare tutti tre gli avvenimenti, vuol dire che questo era qualcosa di ben presente nella chiesa fin dagli inizi: i desideri di successo, gloria, potere.
Marco sottolinea anche l’indignazione degli altri dieci apostoli di fronte alle pretese di Giacomo e Giovanni. Riporta così, alla mente degli ebrei, il periodo di inizio del declino del regno di Israele quando – davanti alla necessità di eleggere il nuovo re alla morte di Salomone – dieci tribù si erano staccate dalle altre due dando inizio alla divisione, alle lotte e alla decadenza.
L’ambizione, la sete di potere e gloria portano invariabilmente a divisioni e violenza.
Questa è la realtà che i discepoli hanno davanti agli occhi nel potere oppressivo militare dei romani, ma anche in quello degli scribi e dei farisei pronti a stabilire e controllare l’osservanza della Legge e a definire, in quanto detentori del potere religioso, i puri e gli impuri.
“Fra voi non è/sia così”. Di fronte al desiderio di un futuro di successo e gloria così come vengono intesi dal mondo, Gesù propone un modo diverso, nuovo di vivere le relazioni: mettersi a servire.
Invece della preoccupazione per il futuro, farsi carico del presente, occupandosi del bene di ciascuno e di tutti, del bene comune. Forse dovremmo prendere più sul serio questa affermazione di Gesù, provare ad immaginare e operare affinché ogni azione che compiamo, ogni modo di reagire di fronte a persone e avvenimenti possa rendere migliore il mondo in cui viviamo, nel luogo in cui siamo. Nelle diverse religioni, compresa quella ebraica, Dio veniva servito dagli esseri umani; con Gesù tutto cambia in modo radicale perché il Dio di Gesù non chiede più di essere servito, ma è lui che si mette a servizio degli uomini e delle donne nella realtà delle loro esistenze. E chiede a chi vuole credere in Lui, di agire allo stesso modo.
Nessuna replica viene segnalata da parte delle discepole, anzi non vengono proprio nominate, come da prassi; non contano, eppure sappiamo dall’evangelista Luca che avevano ascoltato l’annuncio della passione di Gesù, visto che l’angelo al sepolcro dice alle donne di ricordare quanto Gesù aveva detto loro (Lc 24,6).
D’altra parte, dalla posizione che avevano le donne nella società, era forse più facile comprendere l’invito a servire che tanto scandalizza gli apostoli e, soprattutto, a dare a quel modo di vivere un significato nuovo.
L’hanno compreso fin dall’inizio della predicazione di Gesù quando, seguendolo, servivano lui, i fratelli e le sorelle (Lc 8,1-3).
Vivono il servizio nella loro esperienza di affidamento a Gesù, sia che lo seguano per le strade della Palestina, sia che rimangano nella loro quotidianità prendendosi cura di chi è vicino, come la suocera di Pietro che è a letto malata, forse mortalmente stanca del peso di ogni giornata, ma che si lascia prendere per mano da Gesù e riesce così ad alzarsi e mettersi ancora, con una consapevolezza nuova, a servire.
Donatella Mottin