Nel mese di maggio di quest’anno papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sull’eroicità delle virtù di madre Giovanna Meneghini, attribuendole il titolo di Venerabile. Il decreto, promulgato dopo un lungo, attento ed ampio studio eseguito sulla persona e sulle attività della Serva di Dio, dichiara che la sua vita è stata “esemplare” in conformità al Vangelo, che ha vissuto le “virtù in forma eroica”, motivo per cui si può privatamente pregare e venerare.
Negli studi fatti dai numerosi esperti, secondo le diverse competenze, emerge con evidenza che madre Giovanna era stata scelta e chiamata, per libero divino arbitrio, ad essere tutta del Signore quando era ancora adolescente e lei, dando fiducia a Colui che la chiamava, rispondeva affermativamente, con l’intelligenza e il cuore, orientandosi totalmente verso l’unico amore, Gesù. Si legge nel decreto: “La Serva di Dio ancora adolescente instaurava con Gesù un particolare rapporto affettivo, che gradualmente si trasformava in intensa esperienza di fede con il desiderio di consacrarsi a Dio totalmente”. È importante tenere presente che la vocazione personale di Giovanna, alla quale aveva detto prontamente sì, era di farsi religiosa, di consacrare il suo cuore e la sua vita a Dio solo: “Se vorrai essere una vera mia figlia, dovrai consacrarmi il giglio della tua verginità”. Ma proprio quando si disponeva a rispondere all’invito accolto, arrivava una seconda chiamata, una nuova obbedienza, singolare e certamente differente, per qualità e impegno, dalla prima vocazione: fondare una famiglia religiosa. L’eroicità di Giovanna Meneghini si incontra soprattutto nella realizzazione di questa seconda chiamata. Giovanna accoglieva l’invito a realizzare un progetto che andava oltre lei stessa, che era per la Chiesa e per il mondo.
Studiando con attenzione l’arco della sua vita si trovano evidenti i punti di forza, le vie da lei percorse per corrispondere, nel miglior modo possibile, alla divina chiamata. Se unica era la meta da raggiungere, amare l’Amore o desiderio di santità, tre invece erano i punti di forza – le sfaccettature del poliedro, come si legge in Evangelii gaudium 236 – a partire dai quali la sua vita si è sviluppata in armoniosa unità determinando la peculiare identità evangelica da lei incarnata.
Il primo punto è la centralità della Parola di Dio e l’impegno ad incarnarla. Se ci collochiamo nel suo tempo, fine ‘800 inizio ‘900, e nell’ambiente socio-parrocchiale nel quale Giovanna è vissuta, sorprende trovare nei suoi pochi scritti molte citazioni della Parola di Dio chiaramente riportate, scritte a memoria, o palesemente sottese. Solo un grande amore, in una personalità così caparbia, può dare una sufficiente spiegazione alla nostra sorpresa. Da questa scelta conseguivano: la preghiera, l’amore a Gesù Eucaristia, il silenzio e l’ascolto interiore tali da renderla capace di captare i sussurri più lievi, i suggerimenti più esili che lo Spirito metteva nel suo cuore.
Il secondo punto, che emerge fortissimo e dal quale discendono le virtù da lei vissute, è la determinazione a “fare sempre e ovunque la volontà di Dio”. Scrive nelle sue Memorie: “A Lui (Dio) al quale rivolsi una calda preghiera di ringraziamento, supplicandolo a farmi conoscere sempre e in tutto la sua santa volontà e a darmi la grazia di eseguirla perfettamente, alla sua maggior gloria”. Come qualcuno/a erroneamente ha pensato, o potrebbe pensare, questa scelta non va intesa come debolezza o incapacità di fare scelte e portarne le conseguenze, ma piuttosto il contrario. La virtù della fortezza spicca in Giovanna tanto quanto la virtù dell’umiltà, come quella della carità. Sono le scelte dei forti, di chi ha un obiettivo da raggiungere che è fuori da sé, senza alcun vantaggio proprio, con la consapevolezza che da lei dipende solo la realizzazione del progetto mentre l’Ideatore, l’Architetto, è un Altro. A questo Giovanna era chiamata e per questo doveva e voleva obbedire.
Il terzo punto forza ha un particolare valore teologico e spirituale: “che tutto sia a gloria di Dio”. Nessun merito era per lei, ma tutto e solo per la gloria di Dio. È un’espressione che risuona dalla prima lettera di Paolo ai Corinti: “Fratelli, quando mangiate o bevete o quando fate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio” (Cor 10,31-33). Dio non ha bisogno della nostra gloria, non ci ha creati per aumentare la propria gloria, ma solo per riversare su di noi la sua gioia. Dio rivela la sua gloria: non prendendo, ma donando, non guadagnando qualcosa, ma rimettendoci tutto, perfino il tesoro più caro, la vita di suo Figlio (cfr. Fil 2,6-11). Madre Giovanna non possedeva competenze teologico-intellettuali, ma certamente nell’assidua contemplazione dell’Amore Crocifisso aveva compreso chiaramente qual è la vera gloria di Dio: “che tutti siano salvi”. Una meta chiara da raggiungere e l’impegno a percorrere in fedeltà i punti forza scelti, o ispirati, con quello che domandano, plasmarono lo stile di vita della Serva di Dio fino a renderla Testimone esemplare per le virtù evangeliche vissute in forma eroica.
Il riconoscimento della Venerabilità ottenuto è la prima tappa di un lungo e scrupoloso lavoro che domanda, per natura propria, di proseguire nel cammino incominciato. Abbiamo superato il primo “tornante”, ne rimangono ancora due per raggiungere la meta e contemplare le meraviglie che Dio opera nelle sue creature. Il riconoscimento ottenuto e la meta da raggiungere, in qualche modo, ci “obbligano” a proseguire nello studio e nella ricerca, ognuno secondo il proprio specifico, ma a tutti è possibile collaborare con la preghiera perché il Signore conceda, per intercessione di madre Giovanna Meneghini, che il profumo e la bellezza di una vita interamente spesa a sua maggior gloria si diffondano nel mondo intero.
Suor Samuela Sartorel, postulatrice