Festa di fondazione nel 75esimo dall’approvazione Pontificia

05
Gen

«Verso la sera del 5 gennaio arrivò per la prima Orsola Balasso…, scriveva madre Giovanna», Madre Maria Luisa Bertuzzo ha introdotto con queste parole il pomeriggio fraterno che prepara alla rinnovazione dei voti. La sera del 5 gennaio 1907, iniziò infatti l’avventura a Breganze (VI) della fondatrice insieme alle prime sorelle e, come ogni anno, la famiglia sorta attorno a lei ed alla sua intuizione si ritrova a Breganze in casa madre oppure per far famiglia insieme in Brasile o Mozambico. «Oggi non sappiamo chi è arrivata per prima”, ha continuato Madre Maria Luisa “ma diciamo che siamo arrivati tutti insieme, suore e laici. Quante sono arrivate dopo quella Orsola Balasso, quanti amici, quante amiche, quante storie…», ha proseguito.

In questo anno giubilare, la piccola famiglia delle suore orsoline del Sacro Cuore di Maria celebra un altro giubileo: i 75esimo dall’approvazione pontificia, un desiderio che ha sostenuto con grande forza le prime sorelle a sperare contro ogni speranza. «Cosa significa celebrare un giubileo?», ha sottolineato la Madre. «Gli anni santi erano pensati per “ristabilire i rapporti di giustizia e armonia con Dio, tra le persone e la creazione.  Potremmo considerare questo come un anno per “darsi una regolata”, cioè per rientrare dentro qualche misura, dentro qualche confine, dentro qualche argine… Un anno per andare incontro a Dio, come? Qua sta la bellezza perché ciascuno, personalmente e dentro i gruppi di appartenenza, può trovare il modo. Serve proprio un anno santo? Forse sì: abbiamo bisogno di dirci le cose importanti, di raddrizzare il cammino, di vivere le intuizioni che l’anno santo ci ispirerà… E’ l’occasione per vivere conversioni concrete e passare dall’io al noi, secondo le indicazioni dell’ultimo Capitolo Generale, per incontrare l’altro e l’altra», ha concluso Madre Maria Luisa.

La proposta di riflessione è stata fatta a due voci: da Donatella Mottin per la parte biblica e da sr Annamaria Confente per la storia di famiglia. Donatella Mottin, amica di lunga data delle orsoline e appassionata delle Sacre Scritture, ha introdotto subito il tema della speranza definendolo «un tema complesso che ci fa ritrovare spiazzati nella nostra vita individuale come anche ad altri livelli. Cosa intendiamo con il termine “speranza”? L’enciclopedia Treccani la definisce un “tendere verso una meta”. Possiamo notare subito un intreccio con i nostri desideri. Come credenti viviamo anche la richiesta di accogliere qualcosa di diverso, al di là del risultato… desiderio del resto deriva da stelle», ha proseguito Mottin. Dopo aver contemplato le stelle e aver forse aspirato a grandi ideali, potrebbe accadere di rimanere delusi, ovvero di andare a sbattere contro le speranze che non si sono realizzate. «Gesù ci parla invece di una speranza che non delude, perciò una speranza non può venire bloccata. Dobbiamo riuscire a cogliere nella speranza quell’aspetto che continua ad avere un senso anche quando non va a finire tanto bene. Speranza non è l’ottimismo. Non è la stessa cosa. Non è la convinzione che tutto andrà a finire bene, ma è la certezza che quella cosa ha un senso indipendentemente da come andrà a finire. Intreccio con l’attesa, con il tempo, con il senso. Che spesso e volentieri non sono i nostri», ha sottolineato ancora la relatrice. «Possiamo cercare di riconoscere che le cose che accadono hanno un loro senso. È un esercizio difficilissimo, perché si è più portati a livello immediato a dire che una determinata cosa non ha un senso, mentre il cammino di chi pellegrina/ricerca è un cammino che chiede di riconoscere che c’è un senso anche se non lo si coglie immediatamente. Il senso delle cose non ci è svelato subito, ma l’atteggiamento suggerito è quello di Maria che meditava nel suo cuore. Anche la speranza di Maria è un cammino di pellegrina. È la speranza come convinzione della presenza di Qualcuno che ce la rivelerà», ha aggiunto Mottin. La figura biblica proposta come icona di speranza concreta è Miriam, sorella di Mosè, in particolare nell’età di mezzo. «Di lei sappiamo dalle Scritture che, sorella di un bambino che sarebbe stato certamente ucciso per ordine del faraone. Animata dalla speranza, segue la cesta per vedere cosa succede, invece di pensare che comunque aveva già fatto molto mettendo in salvo il fratello. Dopo 40 anni Mosè si sente più vicino al popolo degli egiziani e dopo altri 40 anni viene chiamato da Dio per liberare il suo popolo. Lì ritroviamo Miriam che guida il suo popolo insieme a Mosè, è una donna che canta e suona il tamburello, ma ha più di 80 anni. Erano passati più di 80 anni da quando aveva salvato suo fratello. 80 anni di silenzio e Miriam ha continuato a sperare in questi 80 anni. Anche Miriam, come tutti quelli usciti dall’Egitto, non entra nella Terra Promessa, ma il senso era mantenere viva la memoria e la speranza in un Dio che può far sì che le cose accadano grazie all’aiuto di uomini e donne di ogni tempo. In questo tempo storico vediamo affievolirsi la speranza e, forse, come credenti siamo proprio chiamati a renderla visibile nelle nostre vite», ha concluso Donatella Mottin.

La parola è passata quindi a sr. Annamaria Confente che ha ripercorso la storia della congregazione, dai sospiri iniziali fino all’approvazione pontificia. «Le sorelle che ci hanno precedute hanno speso tutto, ma proprio tutto per dare corpo ad un grande ideale. Conosciamo il duro contesto dove hanno operato e le tante opposizioni di cui sono state testimoni. Per desiderare bisogna saper guardare in alto, come i magi, perché desiderio ha a che fare con le stelle. Desiderio è la capacità di canalizzare tutte le energie verso i grandi ideali. Il desiderio è diverso dal bisogno, che è connotato da impazienza, perché il desiderio ci permette di rinviare la risposta. Nell’attesa il desiderio diventa più chiaro, profondo, si affina. Così per le nostre sorelle apparve chiaro il desiderio di essere riconosciute dalla Chiesa. Commuove il coraggio disarmato e disarmante con cui fanno continuamente richiesta per l’approvazione. Hanno saputo attendere e la loro determinazione non si è mai incrinata», ha detto sr Annamaria.

Scriveva madre Giovanna Meneghini nelle sue note: “Il 5 novembre 1908 per grazia del Signore è venuto fra noi il nostro R.mo Vescovo Mons. Antonio Ferruglio per amministrare la Santa Cresima. Il giorno 7 mi sono prostrata ai suoi piedi per domandarle la s. benedizione. Mi accolse l’eccellentissimo Pastore con tanta bontà da infondere in me, quella confidenza che tornava necessaria per aprirle sinceramente l’animo mio. Nel breve conferire Monsignore si rallegrò dell’opera incominciata e dopo d’avermi esortata a confidare tanto. Dopo d’avergli raccontato in breve la storia della fondazione mi disse, andate avanti pure o figlia con coraggio, ma ricordatevi che in questo dovrete patire e lottare assai. A tali parole domandai se permetteva di accettarne di nuove e aumentare così di numero la famiglia Verginale ed Egli novellamente mi rispose di sì. Confortata dalle sue parole lo pregai caldamente d’adoperarsi per ottenerci dalla Santa Sede l’approvazione tanto sospirata. Fece buon viso alla mia preghiera e promise di fare tutto quello che potrà, perché l’opera le piace, e la crede adatta e necessaria per i tempi presenti”.

«Quando un desiderio è condiviso va avanti con forza», ha spiegato sr Annamaria. «La preghiera e l’adorazione sono stati i principali punti di forza per questa comunità che hanno permesso di lottare e andare avanti», ha proseguito. La storia è proseguito con grande fede, sostenuta da preghiera intensa e adorazione continua. Il 25 marzo 1950 è arrivata la tanto sospirata l’approvazione pontificia, che in questo anno giubilare celebreremo con particolare intensità.

Il pomeriggio è proseguito poi con la preghiera del vespro che ogni comunità ha vissuto diversamente. Durante la preghiera in casa madre per la prima volta tutti i laici del gruppo Kar.in italiano hanno rinnovato le promesse, compresa Giosy Rustico di Monterotondo. Sr Ianessa ha rinnovato i voti temporanei a Breganze mentre sr Maria Julia a Volta Redonda (Brasile). Tutte le altre sorelle hanno rinnovato i voti come ogni anno. Sr. Veronica rinnoverà i suoi voti temporanei tra un paio di giorni in Mozambico. Tra le sorprese di questo pomeriggio, c’è anche la presenza di Marta Mattielo, brasiliana amica da molto tempo, che è in Italia per alcuni giorni ed oggi è stata a Breganze a festeggiare l’inizio ufficiale del giubileo di approvazione pontificia.

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