Fare spazio alla preghiera, ad ogni preghiera

22
Dic

La testimonianza di sr Caterina, monaca carmelitana: “invoco continuamente l’aiuto di Dio”

Arriva con passo svelto e leggero. L’accompagna un sorriso inconfondibile mentre si affaccia alla grata del “parlatorio piccolo” delle monache carmelitane del Monastero di santa Teresina del Bambino Gesù a Vicenza. Sr Caterina, attuale priora appena rieletta, accetta con timore e fiducia di raccontarsi. Entrata in monastero a ventisette anni dopo una laurea in medicina e l’esame di stato, da tre anni è la responsabile di questa comunità che oggi conta quindici sorelle di età diverse: dalle quarantenni alle ultra novantenni. “Mi sono avvicinata al Carmelo negli anni dell’università: gli studi e i tirocini in università avevano un gusto diverso. Non sarei mai diventata un medico che non incontrasse le persone, perché volevo incontrare le vite dei malati che conoscevo. Non poteva essere solo un lavoro per me”, racconta sr Caterina.

La sua ricerca è passata dall’intuizione alle scuole elementari, allo studio appassionato di medicina, ma anche da un viaggio in Africa che le ha fatto riscoprire il rapporto con il Signore. Dopo fasi diverse, di slancio e di aridità, sr Caterina si confronta con un cappellano che le risponde subito inviandola al Carmelo perché “quello che racconti mi fa pensare molto all’esperienza di una monaca del monastero di Vicenza”, precisa il sacerdote. “È stato un lungo percorso, di lotta interiore, nel quale il Signore si faceva pian piano sempre più esplicito facendomi percepire la proposta di una totalità, ma nello stesso tempo mi preparava: in ospedale raccoglievo motivi per alimentare la vita di preghiera”, racconta sr Caterina. “Ho lavorato alla tesi nel reparto di rianimazione, il tema era una cura sperimentale, ma nel frattempo ho svolto i tirocini anche in altri reparti, compreso quello ginecologico e lì incontravo diverse situazioni, che per me avevano sempre un’altra chiave di lettura, come se fisicamente fossi stata lì, ma il cuore fosse altrove”, continua mentre i ricordi riaffiorano veloci e nitidi. “Alla fine di quel tirocinio ricordo che dissi al primario che avrei scelto un’altra specializzazione e lui mi rispose che «si vedeva da lontano!»”, conclude sorridente la monaca. La preghiera l’ha plasmata lentamente ma incessantemente, facendole scoprire una relazione che è diventata sempre più intensa. “Non posso dire se ci fosse una sorta di innamoramento, certamente ne ero attratta e sentivo la necessità di raccogliermi in preghiera. Dopo essere entrata in monastero, pian piano, mi sono resa conto che alla fine la preghiera è diventata un lavoro su me stessa”, continua la priora.

“Il Signore mi ha messa in discussione su tanti aspetti, mi ha in un certo senso «demolita» per ricostruirmi. È sempre stata una grande sorpresa, nel senso che proprio non mi aspettavo questo lavoro su di me, che è quello che io che trovo caratterizzare la nostra vita, perché appunto è vita di preghiera. Non è solo espressione di fede, ma è vivere tutto in un rapporto che ti trasforma per cui quella è l’impresa forte, cioè scoprirti diversa da quello che ti pensavi in un rapporto speciale, anche se tutte le relazioni ti mettono in qualche modo a nudo e aiutano a fare verità di sé. La relazione con il Signore è come se raccogliesse in potenza tutte le altre” racconta ancora. Entra nel dialogo il tema della comunità che, per una monaca, significa l’intera giornata ed esistenza. “La liturgia delle ore ci accomuna e ci fa vivere insieme momenti molto forti, ma poi ci sono piccole liturgie, come il saluto che ci doniamo «sia lodato Gesù Cristo», oppure mentre ci si lava le mani si invoca il Signore che purifichi anche l’anima oltre alle mani. Ogni piccolo gesto può essere un’occasione per volgere lo sguardo a Lui. Ogni momento è un’invocazione”, spiega sr Caterina. Sembra tutto semplice, naturale nel suo racconto; eppure tra le mura dei monasteri in particolare arrivano richieste d’aiuto, soprattutto di preghiera, di ogni genere. “Per lo più sono richieste di preghiera per famiglie che si sfasciano, i disagi familiari di ogni tipo… Spesso ci chiedono di pregare per i giovani: dalla fine della pandemia da Covid-19 le difficoltà relazionali dei ragazzi e degli adolescenti sono aumentate e così ce li affidano”. Le richieste entrano in monastero nei modi più disparati: per telefono, con incontri, lettere… Entrano e restano, come in un grembo che le porta finché sia necessario e, spesso, anche oltre. “Seguiamo con grande attenzione anche i temi ecclesiali e sociali, perciò preghiamo intensamente per il grande e sofferto tema degli abusi, oltre che per la pace nel mondo”, afferma la priora. “Il nostro carisma è la preghiera d’intercessione per i sacerdoti e quello è il motivo di preghiera a cui siamo più attente, ma poi, nel cuore della singola come in quello della comunità, c’è spazio per ogni richiesta di preghiera. Santa Teresa d’Avila sentiva l’urgenza che noi fossimo come nel fortino per «combattere» per chi è in prima linea”. Mentre racconta, sr Caterina lascia trasparire una luce fortissima negli occhi, che ricordano nomi, volti, messaggi… Ad ogni parola la monaca aiuta a comprendere che la preghiera è una sorta di ricamo tessuto punto per punto con grande fedeltà e costanza, ma l’impressione non è di stare in un luogo tranquillo, al riparo completo dalle prove della vita, anzi! Pare d’essere in una camera di rianimazione, il reparto che sr Caterina conosce bene, perché il monastero diventa quasi la sala di rianimazione per tutti, non solo per la Chiesa: le monache rendono la loro vita una preghiera ed insieme diventano una potente rianimazione per ogni situazione. Non sorprende l’umiltà di sr Caterina che conclude candidamente: “da quando ho questo servizio sento che mi supera da tutte le parti: non c’è un aspetto che non mi faccia sentire la necessità di invocare aiuto per poter servire meglio le mie sorelle e invoco continuamente l’aiuto di Dio”. Sorride ancora serena: quella di una monaca non è una vita sprecata, ma una vita scelta con determinazione

e cura per essere nel mondo l’amore da portare a tutti.

sr Naike Monique Borgo