Essere donne nella Firenze di Dante

20
Nov

“Donne che avete intelletto d’Amore”, a 700 anni dalla morte di Dante Alighieri

Oh fortunate! Ciascuna era certa  della sua sepoltura, e nessuna

era per Francia nel letto diserta. L’una vegliava a studio della culla

e, consolando, usava l’idioma

che prima i padri e le madri trastulla.

(Paradiso)

 

In Paradiso, nel cielo di Marte, Dante incontra il suo antenato Cacciaguida. L’avo rievoca l’antica Firenze, in cui la gente viveva “in pace, sobria e pudica”, in cui il lusso e l’esternazione della ricchezza erano assenti, in cui i costumi, l’abbigliamento, perfino gli accessori non trasformavano una passeggiata in una passerella di potere. Erano fortunate, allora, le donne. Uno sguardo particolare viene riservato a loro e al ruolo sociale che rivestono fra 1200 e 1300. Non erano molte le alternative per una ragazza medievale: o il matrimonio o il convento, e raramente la scelta spettava a lei. Il matrimonio era concordato dalle famiglie fin dai primi anni di vita, senza che i diretti interessati ne venissero coinvolti senza che l’amore fosse ingrediente essenziale. La donna era di fatto possesso dell’uomo, sottoposta prima all’autorità del padre o del fratello poi a quella del marito, per secoli esposta a ripudi rapidissimi. Dante appartiene pienamente al mondo medievale e, pur presentandoci figure femminili di straordinaria personalità e sensibilità, capaci di porsi “oltre” i confini a cui i tempi e il diritto le confinavano, sottolinea l’importanza del ruolo della donna all’interno della famiglia, caricandolo di una forte valenza sociale, pilastro e fondamento dell’esistenza stessa della comunità. Bastano pochi versi e col pensiero entriamo anche noi in una casa del tempo: non sappiamo se sia la mamma o la nonna ad essere seduta vicino alla culla mentre fila.

Molta della ricchezza di Firenze veniva dalla lavorazione e dal commercio della lana e il lavoro a domicilio costituiva un passaggio fondamentale della produzione. Ma il tocco tenero e poetico è dato dalla voce femminile che racconta le antiche favole trasmettendo al bambino le tradizioni e le radici della città. E ci sembra di sentirla quella voce che usa la lingua popolare parlata dai nonni e che diventerà ben presto la lingua di tutta Italia. Ecco, è proprio questo ruolo a essere in pericolo: fortunate erano le donne ai tempi di Cacciaguida, ma ora…Ora i tempi stanno velocemente cambiando: in pochi anni Firenze è diventata una fiorente città; i suoi mercanti commerciano in tutta Europa e il suo fiorino è la moneta più potente del tempo. Le donne rimangono sole, abbandonate nelle case spaziose e vuote. Non sono certe neppure di dove avverrà la loro sepoltura. Sembra rimpiangere il passato, Dante. O forse, già esule da troppo tempo, pensa con nostalgia e dolcezza alla moglie Gemma, rimasta a Firenze per accudire e far crescere i suoi tre bambini senza doverli esporre alle incertezze dell’esilio.

Chiara Magaraggia

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