Editoriale

20
Gen

Mai come in questo tempo si è parlato di dialogo a tutti i livelli: ecumenico, interculturale, interreligioso; dialogo fra persone, comunità, famiglie; dialogo fra etnie, popoli e nazioni. E quando si parla tanto di una realtà vuol dire che necessita, che è mancante.

Questo numero di Vita Nuova, ultimo dell’anno 2016 ma anche ultimo dell’anno giubilare, vuole chiudere considerando la grande realtà del dialogo interreligioso, insieme all’opera di misericordia “Dar da mangiare agli affamati e dar da bere agli assetati”.

E forse si impone una grande domanda: c’è fame e sete di dialogo, tanto più interreligioso? Quando sentiamo questa parola forse pensiamo alle scelte e decisioni dei rappresentanti di istituzioni religiose, magari accompagnate da grandi veglie di preghiera, un dialogo cioè tra dottrine.

Ma ciò che costruisce il dialogo sono le persone, non tanto quelle che ricoprono ruoli di prestigio, ma da tutti noi.

Nella realtà di oggi, in cui da casa nostra osserviamo il mondo in tutte le sue sfumature culturali, etniche e sociali, il dialogo interreligioso acquisisce una particolare importanza. Esso diventa un’esigenza dettata dalle occasioni che continuamente si impongono, a partire dai motivi di incontro e dalla condivisione degli spazi comuni di cui non si può più fare a meno. Non è più una teoria o una scelta, ma vera e propria pratica sociale. La scelta sta nel decidere se avere fame e sete di dialogo, e di conseguenza non subire sopportando l’esistenza di altre religioni, ma conoscerle e viverle, entrando nelle differenze e nelle cose in comune, in ciò che allontana e ciò che avvicina.

“Andiamo con gioia incontro al Signore che viene” ripetiamo spesso in questo tempo che ci conduce alla grande Venuta. Andiamo incontro a Colui che si è fatto misericordia per farci conoscere la Misericordia, si è fatto dialogo incarnato tra Dio e l’umanità, perché i motivi del dialogo possano avere il sopravvento su tutte le ragioni dei conflitti.

Se il dialogo diventasse il frutto dell’anno giubilare della misericordia possiamo tranquillamente chiudere le porte sante, perché si sono spalancate le porte che danno da mangiare e da bere a chi è affamato e assetato di ciò che veramente vale nella vita!

a cura della redazione

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