Il 12 maggio 2016, nella sala Paolo VI, papa Francesco ha incontrato le madri generali dell’UISG (Unione Internazionale delle Superiore Generali) che avevano concluso la loro assemblea plenaria, accettando, a differenza di quanto era successo nel passato, di rispondere alle loro domande. L’insieme degli interrogativi è stato molto ricco e articolato, ma una delle domande, quella sul diaconato per le donne, ha poi attirato tutta l’attenzione mediatica.
Il 2 agosto, nemmeno due mesi dopo, papa Francesco ha costituito una Commissione la cui esistenza, anche al di là delle conclusioni che essa presenterà alla fine dei lavori, è già di grande portata.
In realtà, il confronto, lo studio e l’approfondimento di questo tema sono già presenti da molti anni nella riflessione soprattutto delle donne e, prima degli eventi che hanno portato alla costituzione della Commissione voluta da papa Francesco, la Pia Società San Gaetano, il Coordinamento delle Teologhe italiane, il Centro documentazione e studi Presenza Donna delle suore Orsoline e la Comunità del Diaconato in Italia, avevano programmato una giornata di studio su “Donne diacono. Un ministero im-possibile?” che si è svolta a Vicenza il 29 ottobre 2016 e a cui hanno partecipato, su invito, più di 150 persone provenienti da varie parti d’Italia.
La giornata, molto densa di contenuti e proposte, ha visto -durante la mattinata- le relazioni delle teologhe Moira Scimmi e Serena Noceti e del pastoralista don Luca Garbinetto della Pia Società San Gaetano.
Moira Scimmi, nel suo intervento, ha presentato le fonti storiche che rivelano la presenza di donne diacono in diverse aree geografiche per un arco di tempo che va dalla Chiesa delle origini fino al VII secolo. Le tracce di questa istituzione sono presenti soprattutto nella storia del Medio Oriente, ma non mancano di segnalare anche in altri luoghi, un’insospettabile e poco conosciuta presenza. Più volte Scimmi ha sottolineato come, dopo attento esame, la donna nelle varie situazioni è istituita diacono dal vescovo per il servizio della chiesa; è, in forme diverse, costituita diacono per la comunità, per la diaconia di una chiesa o di un monastero.
Rileggere le fonti storiche per comprendere maggiormente le difficoltà del presente, porta a riflettere su alcune ‘impressioni’: la comprensione socioculturale della minor dignità della donna sembra aver contribuito al progressivo restringimento delle funzioni; il fatto che oggi la donna, nella chiesa, possa essere solo un ministro straordinario è più frutto di un’eredità storica che di tradizione ecclesiale in senso forte e, una terza impressione, è che le diacone siano state, di fatto, preservate dai giochi di potere di un certo clericalismo e forse, proprio per questo, potrebbero restituirci oggi una dimensione autentica del ministero, un’icona della Chiesa forte e umile.
La riflessione teologica di Serena Noceti si è svolta nell’orizzonte del Concilio Vaticano II in riferimento particolare al ‘metodo’ che lo ha caratterizzato, sottolineando come la possibilità di re-istituire una funzione ministeriale ‘dimenticata’ prenda l’avvio dalla necessità di ripensare teologicamente il ministero ordinato a partire dalla relazione con il soggetto “noi ecclesiale”.
Il terzo contributo, di don Luca Garbinetto, ha cercato di ‘leggere’ la situazione attuale mettendo in evidenza la necessità di continuare a declinare prassi e riflessione. A partire da quelle che egli ha definito ‘tratti di una specifica ministerialità al femminile’: l’arte della tenerezza, l’attenzione alle periferie esistenziali, l’accoglienza della diversità e l’arte maieutica, Garbinetto è passato a chiedersi se queste caratteristiche possono essere base di un diaconato femminile.
Nel pomeriggio, con la moderazione della patrologa Cristina Simonelli che ha ripreso alcune ‘piste di lavoro’ emerse nelle relazioni del mattino, il dibattito si è articolato a partire dagli interventi di Andrea Grillo, liturgista e docente di Teologia dei sacramenti al Pontificio Ateneo di Sant’Anselmo e Enzo Petrolino diacono della diocesi di Reggio Calabria-Bona e presidente della Comunità del Diaconato in Italia.
Andrea Grillo, partendo dall’analizzare l’applicazione anacronistica dell’esclusione delle donne dal ministero ordinato, fondata da s. Tommaso sulla sua soggezione nella società medievale, è arrivato a sottolineare la presenza di una “rinuncia alla autorità” fatta propria da curia e teologi di ‘corte’ per mantenere intatto e immutato il potere. Le donne oggi -afferma Grillo- non chiedono potere, ma il riconoscimento dell’autorità, e se la donna ha autorità, deve averla nel sacramento. “Non ha senso cadere nella trappola di una ‘attribuzione di potere senza autorità’… Il diaconato attende di poter essere arricchito dall’autorità che la donna ha dimostrato di saper esercitare nella cultura, nella politica, nell’economia, nella ricerca e nell’arte di una società aperta”.
Enzo Petrolino, nel suo intervento, ha sottolineato soprattutto la contraddizione tra le tante parole e i messaggi legati alla promozione della donna nella società, affermata più volte dalla Chiesa e il suo purtroppo reale mantenimento in condizioni di inferiorità ecclesiale. Solo riconoscendo le donne ‘idonee’ al ministero ordinato, ‘legandolo’ al diaconato maschile, sarà possibile realizzare anche il diaconato delle donne.
Nelle parole finali dei relatori è possibile individuare quelle ‘strade aperte’ affinché “donne diacono” diventi ministero ‘possibile’. In particolare, Andrea Grillo sottolinea questa possibilità non solo perché la Chiesa ha l’autorità di riconoscere la donna ‘idonea’ all’ordinazione, ma soprattutto perché -come in tutte le dinamiche sacramentali- non si può non riconoscere possibile, quello che è già reale.
Per Serena Noceti, ‘donne diacono’ sarà ministero ordinato possibile, se ci porremo in un processo ecclesiale di riforma e di riflessione complessiva sul ministero ordinato, alla luce del Vaticano II, che tenga insieme prassi e questioni che sono andate emergendo in questi tempi e anche durante i lavori della giornata. Dipende, quindi, dal riuscire o meno ad ‘attivare’ un processo ecclesiale in tal senso e questo interroga ciascuno di noi, donne e uomini, a non delegare ad altre/i, ma a ricercare e trovare insieme strategie e apporti che rendano sempre più ‘possibile’ la Chiesa di Dio manifestata in Gesù Cristo.
Donatella Mottin