Donne che invocano il Dio della pace

22
Dic

Alcune figure di donne ci illuminano e continuano a ispirarci con il loro modo di vivere la preghiera per la pace

La nonviolenza femminile a fondamento religioso – durante il Novecento ma, si può affermare, fino ai nostri giorni – evidenzia un forte radicamento nella dimensione spirituale. L’azione concreta, che spesso si è espressa in articolate forme di attivismo pacifista e di contrasto alla violenza, soprattutto ma non esclusivamente bellica, presenta una dimensione orante intesa come fonte e orientamento, ma anche come “richiesta” al Dio della pace. Dunque, si può parlare di una preghiera di invocazione particolarmente praticata dalle donne credenti che lavorano contro le molteplici forme della violenza. Cercherò di illustrare questa affermazione attraverso qualche esempio, esposto per ragioni di spazio in forma appena accennata, ma che invita chi lo desidera ad approfondire la conoscenza di alcune figure e del loro modo di vivere la preghiera per la pace.

Partiamo dal tornante costituto dal Vaticano II. Intorno a questo evento si concentrano notevoli attese, considerato anche che, durante lo svolgimento del Concilio, papa Giovanni XXIII promulga la Pacem in terris. Due anni dopo l’enciclica, nel 1965, venti donne convergono a Roma, nel periodo in cui i padri riuniti in assise stanno lavorando allo Schema XIII, che poi diventerà la Gaudium et spes, per digiunare e pregare, per dieci giorni, affinché il tema della nonviolenza trovi accoglienza nei lavori e nei documenti conciliari. Tra queste donne c’è Chanterelle, la moglie di Lanza del Vasto, uno tra i più significativi esponenti del pensiero gandhiano in Europa, e Dorothy Day, una colonna del cattolicesimo e del movimento non violento e pacifista americano. Queste donne pregano incessantemente, facendo a turno nella cappella della comunità religiosa dove alloggiano, a tutte le ore del giorno e della notte, perché lo Spirito illumini i padri. La loro preghiera sarà in qualche modo esaudita perché la Gaudium et spes conterrà un riconoscimento del valore della nonviolenza: “Noi non possiamo non lodare coloro che, rinunciando alla violenza nella rivendicazione dei loro diritti, ricorrono a quei mezzi di difesa che sono, del resto, alla portata anche dei più deboli” (Gs 78).

Ci spostiamo negli anni Settanta, nel deserto del Nevada, lì dove si sperimentano e si fanno esplodere mostruosi ordigni nucleari, e troviamo una suora francescana, Rosemary Linch, ad animare un’opposizione nonviolenta agli esperimenti atomici, a cui partecipano donne e uomini, di credo anche diversi. “Abbiamo pregato moltissimo in quel luogo di morte – scrive suor Rosemary. Le nostre liturgie si celebravano entro un cerchio di terra pietrosa al centro del Camp Desert Rock, un giardino selvaggio circondato di un azzurro violaceo, simile a quel giardino originale ove, per la prima volta, fu conosciuto il male. Il nostro posto divenne un luogo sacro, santificato dal Corpo stesso di Cristo. La preghiera e l’amore dei pellegrini venuti da vicino e da lontano reclamavano quel terreno violato. Un’energia spirituale permeava quel luogo che, su tutta la superficie della terra, è quello che ha dovuto subire la più terribile violenza” (R. Linch, Il deserto fiorirà. Scritti e testimonianze sulla pace, Icone Edizioni, 2011, 94).

Arriviamo ai nostri giorni, tempi di accentuata protervia bellica, e incontriamo una donna, israeliana e rabbina: Tamar Elad Appelbaum, che ha fatto della costruzione della pace una missione; lei che ha perso un fratello nell’esercito israeliano e diversi parenti e amici, tutti impegnati per la pace, il 7 ottobre del 2023. La comunità Tzion, da lei guidata, unisce nella preghiera per la pace persone di provenienza molto diversa: donne, bambini, ebrei, arabi, immigrati. Tamar Elad Appelbaum ha composto una preghiera insieme ad un’altra donna, la sheika Ibtisam Mahameed, musulmana palestinese, cittadina israeliana, anche lei attivista per la pace, impegnata nell’intessere relazioni tra ebree, cristiane, e druse nella convinzione che la conoscenza delle reciproche fedi inneschi dinamiche di pace. La preghiera si intitola: Preghiera delle madri per la vita e per la pace e questa ne è la conclusione: “Ti preghiamo, o Dio, abbi misericordia di noi / Ascolta la nostra voce affinché non ci disperiamo / Che possiamo avere misericordia gli uni verso gli altri / Che possiamo avere pietà gli uni degli altri / Che possiamo sperare gli uni per gli altri / E scriveremo le nostre vite nel libro della Vita. / Per amor tuo, Dio della Vita / Scegliamo la vita. / Poiché Tu sei la Pace, il tuo mondo è Pace e tutto ciò che è tuo è Pace / E così sia la tua volontà, e diciamo: Amen”.

Anna Carfora