La pietra di Pilato e gli scavi di Magdala: la Linfa dell’Ulivo celebra due ricorrenze archeologiche al femminile
Donne che cercano: l’una le radici della sua storia, l’altra il senso della sua vita. La prima si chiede da dove viene, la seconda si domanda dove va. Una strana coppia, si potrebbe dire, quella che ha proposto quest’anno la Linfa dell’Ulivo, l’annuale appuntamento della Fondazione San Teobaldo Homo Viator, in collaborazione con Presenza Donna e Libreria San Paolo. Le due donne sono lontane duemila anni l’una dall’altra; della prima si è scritto moltissimo, della seconda molto poco, ma in compenso lei stessa ci ha lasciato scritti e studi. Sono Maria di Magdala e Maria Teresa Fortuna Canivet: l’una, palestinese del primo secolo; la seconda, italiana, anzi vicentina, del XX secolo. Maria, la donna di Magdala, cerca una risposta al suo male di vivere, si mette al seguito di Gesù, lo vede risorto, ma del resto della sua vita poco sappiamo dai Vangeli. Maria Teresa è destinata a fare l’insegnante, ma si appassiona di archeologia e passa la vita a scavare nei luoghi biblici, là dove affondano le radici dell’occidente cristiano e il fondamento della sua fede. E trova, fra molto altro, quella che oggi si chiama “la pietra di Pilato”.
Queste donne che cercano le ha unite, in questo 2021, una ricorrenza: i quarant’anni della ripresa delle indagini su Magdala, la città di origine di Maria, e i sessanta anni della scoperta, dovuta a Maria Teresa, dell’iscrizione lapidea riportante il nome di Ponzio Pilato.
Due ricorrenze archeologiche che hanno dato modo, nello spirito della Linfa dell’Ulivo, di riflettere su come nelle terre bibliche, più che altrove, le pietre parlino. Nell’incontro, svoltosi nei chiostri di San Lorenzo, le pietre hanno parlato: con i canti ebraici evocati dal coro di voci femminili Cantamarilli, e soprattutto con le voci di don Gianantonio Urbani, archeologo e biblista vicentino che ha partecipato agli scavi di Magdala ed è attualmente impegnato sul Monte Tabor, e di Donatella Mottin, direttrice del Centro Studi di Presenza Donna, studiosa della Bibbia e teologa femminista, che alle voci di donne che hanno incontrato Gesù ha dedicato un libro.
Magdala, racconta don Urbani, ha ancora molto da dire agli studiosi. Emporio attraversato dalla Via maris, la carovaniera che da Oriente portava le merci a Roma, la città è stata distrutta nel IV secolo da un terremoto e semisepolta dal lago di Tiberiade, il cui livello continua a salire. A partire dai primi scavi di epoca moderna, ripresi nel 1971 dall’archeologo francescano Virgilio Corbo, emergono promettenti evidenze: non un piccolo villaggio di pescatori, ma una ricca città ellenistica dotata di un porto, dove approdavano e da dove partivano traffici commerciali e scambi culturali. Come Magdala, anche Cesarea era una ricca città ellenizzante, terminale di arrivi e di imbarchi di merci sul Mediterraneo, e che Ponzio Pilato aveva contribuito ad abbellire di edifici in onore dell’imperatore romano Tiberio, di cui era rappresentante in Palestina. Ed è qui che nel 1961 la giovane archeologa Maria Teresa Fortuna Canivet, che in Israele prendeva parte ad una campagna di scavi, si accorge che sul rovescio di un gradino della cavea del teatro compariva una scritta con il nome di Ponzio Pilato, prima prova epigrafica della sua esistenza, e prova regina che il Vangelo, sulla sua esistenza e il suo ruolo, aveva detto il vero.
Proprio i Vangeli sono stati il punto di partenza dell’intervento di Donatella Mottin, che ha fatto luce sulle testimonianze bibliche che ci parlano di Pilato da un lato e di Maria di Magdala dall’altro. Le parole che a loro dedica il Vangelo non sono molte, ma pesano come pietre. Ne emergono due personaggi enigmatici, forse male interpretati dalla tradizione, certamente protagonisti di storie molto più complesse di quanto non si creda. L’una non si arrende nella ricerca di Gesù anche dopo la sua crocifissione, l’altro è l’uomo che, nell’incontro con Gesù, si chiede “che cos’è la verità”: due atteggiamenti che parlano con potenza e prepotenza anche agli uomini e alle donne di oggi. Donatella Mottin conclude che Pilato, per l’occidente cristiano icona di chi “si lava delle mani” per viltà, è santo per la chiesa d’Oriente; e la Maddalena, che molti cristiani confondono ancora con la prostituta penitente, è, alla luce dei Vangeli apocrifi e delle tradizioni bizantine, l’apostola che afferma le ragioni della sua fede fino a Roma, diffonde il messaggio cristiano dal Medioriente all’Africa nel nord, ed evangelizza infine la Francia. L’invito della Linfa dell’Ulivo 2021 è chiaro: continuare a conoscere, anche grazie agli strumenti che la geografia e la storiografia della Salvezza mettono a disposizione di quei credenti che, come le donne di questa edizione, non si stancano di cercare.
Annalisa Lombardo