Domenica di Pasqua – Anno A

09
Apr

Era la notte del tredicesimo plenilunio, la fede esiste e insiste affinché le persone non rinuncino a un tempo di intelligenza d’amore, intorno all’ordine simbolico, politico-mistico, del numero tredici. Il calendario divide l’anno in dodici mesi; il lunarium in tredici cicli di lune. Il corpo della terra, del mare, dei fiumi, delle donne e della vita che si prepara a nascere, non è accompagnato dal ritmo dei dodici mesi del calendario, ma dal ‘respiro lunare’ delle tredici lune del lunario. Era la notte del tredicesimo plenilunio. Maria Maddalena ha passato quella notte piangendo. Insieme alle altre donne, aveva preparato balsami e lacrime, in memoria del silenzio, non per paura ma perché l’amore, quando si fa amore, non ha bisogno di parole: respira nel silenzio. Maria Maddalena aveva attraversato la notte dal tempo del tredicesimo plenilunio. La stessa luna errante della Pasqua di liberazione del popolo uscito dalla schiavitù d’Egitto, in memoria di Dina, figlia di Lia, tredicesima figlia di Giacobbe, la tredicesima tribù, violata e dimenticata. Maddalena e le donne avevano visto il sepolcro vuoto, ma Pietro, l’ordine simbolico dei dodici, non poteva crederci. Maddalena, con gli occhi pieni di lacrime, attraversa la notte, nel giardino, nel paradiso dell’assenza. Non riconosce subito Gesù. Le lacrime tolgono la visione dell’intelligenza razionale; ci vuole un’altra intelligenza, come dice la mistica medievale Margherit Porret, ci vuole un’intelligenza d’amore, di chi innamorato ci chiede delle nostre lacrime, e ci chiama per nome: Maria. La risurrezione ha bisogno di lune e di intelligenza d’amore: corpo, mistero, Maestro: l’ultima parola è risurrezione. Amen e continuiamo amando.

Maria Soave Buscemi

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