«Non siate mai uomini, donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento! La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma dall’aver incontrato una Persona: Gesù[…] Lui ci accompagna e ci carica sulle sue spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo nostro mondo. Portiamo a tutti la gioia della fede!»(Papa Francesco)
E così Gesù entra a Gerusalemme quando la giornata si conclude, per spezzare l’arco di guerra e capovolgere tutte le cose storte per raddrizzarle. Gesù entra a Gerusalemme dalla porta Bella. Ci entra cavalcando un asino. Perché? È l’animale che porta i pesi degli altri, è umile, è animale da servizio: «Portate i pesi gli uni degli altri» dice san Paolo, perché l’unico comando è quello dell’amore e amare è servire. E’ in questo comando che si realizza la gioia per ogni cristiano. Gli apostoli vanno a prendere l’asino indicato da Gesù: è un asino legato sul quale nessuno è mai salito, perché il Signore ne ha bisogno, l’ha detto Lui! È l’unica cosa di cui Dio ha bisogno, Dio che è amore, ha solo bisogno di amore, non di potere, non di dominio. Essere amato è l’unico bisogno di Dio ed è anche l’unico bisogno dell’uomo. E così portano l’asino da Gesù e gli gettano sopra i mantelli, perché amare significa vestire chi è nudo, coprire chi ha freddo, ospitare chi è senza tetto, farsi vicini… Servire è diventare ‘servi’ gli uni per gli altri nel reciproco amore. Molti stendono i mantelli sul cammino: tutta la strada che va a Gerusalemme è coperta di mantelli, come a dire che la via della salvezza è coperta dalla carità. Oggi allora per la porta Bella ci passiamo anche noi quando serviamo, quando ci liberiamo dal laccio dell’indifferenza e ci dedichiamo alle relazioni, all’accoglienza, a prenderci cura dell’altro.