Sabato 15 febbraio don Flavio Marchesini, vicario episcopale per l’evangelizzazione delle parrocchie riunite in unità pastorali della diocesi di Vicenza, ha condotto il primo di due appuntamenti formativi proposti a tutte le sorelle della congregazione. Il tema “la buona battaglia” nasce dal cammino formativo indicato degli atti capitolari e riassunto con le parole “dall’io al noi”.
Don Flavio ha suggerito subito un terzo passaggio: dall’io al noi, a Cristo! “Solo con la centralità di Gesù Cristo in noi è possibile fare il passaggio dall’io al noi, ma non possiamo giungere a Cristo se non attraverso i fratelli e le sorelle, che ne sono una mediazione, in particolare i più poveri. Il Cristo che è presente nel mio cuore è più debole del Cristo che è presente nella parola della sorella/fratello”, ha detto don Flavio. Raccomandando spesso il necessario cammino di unificazione che ciascuno/a deve compiere nella propria vita, don Flavio ha offerto diversi rimandi a cominciare dall’orientamento che ciascuno sente per la propria vita: qual è la direzione che seguo? Occorre confrontarsi con i vizi che sono da intendere come qualcosa che storce il cammino e che piano piano diventa abituale, un habitus.
“I vizi sono riconosciuti da chi ha iniziato il cammino di discepolato dietro a Cristo. Nella vita quotidiana si incontrano poi altre voci: l’ansia, il desiderio di fare un gran bene come Marta, ma poi i piaceri diventano necessari (la ricchezza di complimenti, degli elogi, dei piccoli piaceri quotidiani…). Si può parlare di vizi solo a persone che vogliono fare un viaggio con grinta, che vogliono lottare”, ha continuato don Flavio. E ancora: “La cosa importante è dare un nome, non far finta di niente. Cos’è che ci fa felici? Quando sto vivendo realmente? Quando vivo in pienezza? E’ vizio ciò che mi allontana da Cristo, è virtù ciò che mi avvicina a Cristo, negli atteggiamenti quotidiani”.
Ha quindi introdotto i primi due vizi – superbia ed invidia – che tracciano il cammino formativo che continuerà il prossimo 16 marzo.
La superbia porta il superbo per essere bravo a fare le cose giuste (prega, digiuna…), ma ha l’atteggiamento di fondo che è sbagliato. Si diventa pretenziosi: di attenzione, stima, rispetto… E’ la tentazione di considerarsi migliori di altri. Una seconda conseguenza è mettersi in mostra: i seggi nelle piazze per attirare l’attenzione e ci si atteggia a giudici degli altri. Sono non detti perché è l’atteggiamento interiore. È un vizio relazionale perché non ci si fa questi discorsi da soli, ma sempre in relazione a qualcuno.
L’invidia è molto vicino alla superbia. Offre un’immagine gonfiata di sé che porta ad avere tanta paura degli altri perché la persona intuisce che non è quello che pensa e lo riconosce negli altri… e allora perché lui sì e io no? La carità non è invidiosa, dice san Paolo ricordandosi probabilmente perché il peccato originale è stato fatto per orgoglio, ma anche per invidia: vogliono portare via il posto a Dio. L’avversario entra mettendoci il dubbio. È la logica della competizione. L’invidia ti fa vedere ciò che non c’è e non ti fa vedere ciò che c’è già. L’invidia non porta alcun bene. L’invidioso generalmente è sempre scontento…
La strada è tracciata, ora tocca compiere i primi passi di cammino conversione e poi riprendere i restanti temi (o vizi) nel prossimo incontro.