Dall’io al noi a Cristo

16
Feb

Sabato 15 febbraio don Flavio Marchesini, vicario episcopale per l’evangelizzazione delle parrocchie riunite in unità pastorali della diocesi di Vicenza, ha condotto il primo di due appuntamenti formativi proposti a tutte le sorelle della congregazione. Il tema “la buona battaglia” nasce dal cammino formativo indicato degli atti capitolari e riassunto con le parole “dall’io al noi”.

Don Flavio ha suggerito subito un terzo passaggio: dall’io al noi, a Cristo! “Solo con la centralità di Gesù Cristo in noi è possibile fare il passaggio dall’io al noi, ma non possiamo giungere a Cristo se non attraverso i fratelli e le sorelle, che ne sono una mediazione, in particolare i più poveri. Il Cristo che è presente nel mio cuore è più debole del Cristo che è presente nella parola della sorella/fratello”, ha detto don Flavio. Raccomandando spesso il necessario cammino di unificazione che ciascuno/a deve compiere nella propria vita, don Flavio ha offerto diversi rimandi a cominciare dall’orientamento che ciascuno sente per la propria vita: qual è la direzione che seguo? Occorre confrontarsi con i vizi che sono da intendere come qualcosa che storce il cammino e che piano piano diventa abituale, un habitus.

“I vizi sono riconosciuti da chi ha iniziato il cammino di discepolato dietro a Cristo. Nella vita quotidiana si incontrano poi altre voci: l’ansia, il desiderio di fare un gran bene come Marta, ma poi i piaceri diventano necessari (la ricchezza di complimenti, degli elogi, dei piccoli piaceri quotidiani…). Si può parlare di vizi solo a persone che vogliono fare un viaggio con grinta, che vogliono lottare”, ha continuato don Flavio. E ancora: “La cosa importante è dare un nome, non far finta di niente. Cos’è che ci fa felici? Quando sto vivendo realmente? Quando vivo in pienezza? E’ vizio ciò che mi allontana da Cristo, è virtù ciò che mi avvicina a Cristo, negli atteggiamenti quotidiani”.

Ha quindi introdotto i primi due vizi – superbia ed invidia – che tracciano il cammino formativo che continuerà il prossimo 16 marzo.

La superbia porta il superbo per essere bravo a fare le cose giuste (prega, digiuna…), ma ha l’atteggiamento di fondo che è sbagliato. Si diventa pretenziosi: di attenzione, stima, rispetto… E’ la tentazione di considerarsi migliori di altri. Una seconda conseguenza è mettersi in mostra: i seggi nelle piazze per attirare l’attenzione e ci si atteggia a giudici degli altri. Sono non detti perché è l’atteggiamento interiore. È un vizio relazionale perché non ci si fa questi discorsi da soli, ma sempre in relazione a qualcuno.

L’invidia è molto vicino alla superbia. Offre un’immagine gonfiata di sé che porta ad avere tanta paura degli altri perché la persona intuisce che non è quello che pensa e lo riconosce negli altri… e allora perché lui sì e io no? La carità non è invidiosa, dice san Paolo ricordandosi probabilmente perché il peccato originale è stato fatto per orgoglio, ma anche per invidia: vogliono portare via il posto a Dio. L’avversario entra mettendoci il dubbio. È la logica della competizione. L’invidia ti fa vedere ciò che non c’è e non ti fa vedere ciò che c’è già. L’invidia non porta alcun bene. L’invidioso generalmente è sempre scontento…

La strada è tracciata, ora tocca compiere i primi passi di cammino conversione e poi riprendere i restanti temi (o vizi) nel prossimo incontro.

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