Dalla rinascita del Concilio ai giorni nostri

Negli anni sessanta, la ventata del concilio,  che portava nella chiesa nuove definizioni sulla vita consacrata e ovunque un emergere di intuizioni e di speranze, fu anche per le Orsoline l’invito ad aprire porte e finestre, ad allargare lo sguardo a nuovi orizzonti.

Nella chiesa ormai, più che la dimensione giuridica degli istituti religiosi, per la quale nel passato le Orsoline avevano incontrato difficoltà e incomprensioni nell’iter dell’approvazione, veniva sottolineata la tipologia spirituale della vita consacrata. Si apriva una prospettiva nuova, favorevole ad una maggiore fedeltà ai carismi, al rispetto delle persone morali e fisiche,   ad una  apertura più esplicita alle iniziative suscitate dallo Spirito. Una nuova mentalità nella chiesa, in particolare negli studiosi che ne rinnovavano le strutture giuridiche, dimostrava il rispetto con cui finalmente si circondava il patrimonio spirituale di una famiglia religiosa.

Così le Orsoline, libere dal rigore giuridico e normativo  che privilegiava nelle costituzioni gli aspetti comuni della vita religiosa, a svantaggio del carisma proprio, potevano approfondire la loro identità, tornando alle fonti. Ma non come se partissero dal vuoto e  avessero tutto da costruire, perché la fiamma era stata mantenuta e lo spirito delle origini era stato conservato e tramandato. Il ritorno alle sorgenti individuate nella parola di Dio, nel Cristo del vangelo, nella fondatrice Giovanna Meneghini e in sant’Angela Merici, offrendo una nuova ispirazione squisitamente religiosa, creava un  più forte senso di appartenenza, con una fiducia mai prima sperimentata, che ogni nuova esperienza alimentava e rimotivava. Il patrimonio spirituale con cui le Orsoline erano nate dallo Spirito, attraverso una donna innamorata di Dio come Giovanna, era il tesoro affidato al cuore della Congregazione che ognuna confermava con la sua  adesione e con la sua esperienza.

Gli anni che fecero seguito al Concilio e che, divisi per tappe capitolari, durarono complessivamente tre sessenni, furono un tempo speciale in cui l’unità dei cuori e delle menti delle Orsoline fu nella consapevolezza di questa nuova chiamata dello Spirito. Tutte parteciparono ad un lavoro di raccolta delle idee, di riflessione e discernimento, con attenzione ai segni dei tempi e alle realtà locali, per guardare oltre e individuare i passi nuovi da compiere.

In questo periodo, la prima tappa del dopo Concilio segnò la riappropriazione della Fondatrice e della sua maternità, con il conseguente ritorno alla Regola di Sant’Angela come documento  ispiratore; la seconda tappa fu la riscoperta in profondità del carisma spirituale di Madre Giovanna e quindi della Congregazione, in relazione al mistero di Cristo sposo che si è fatto servo nella “perfetta abnegazione di se stesso”, riscoperta basata sulle parole che lei stessa scrisse al riguardo e sulla sua testimonianza di vita; la terza fu la ridefinizione della missione delle Orsoline, risvolto operativo del carisma, che portava la Congregazione a passare da un generico impegno verso la realtà popolare parrocchiale, nel quale trovava posto qualche iniziativa specifica per le giovani, alla finalità apostolica unitaria voluta e lasciata scritta nel suo Progetto da Giovanna: “salvezza e santificazione della classe popolare femminile”.

Con questa chiarezza, si riscoprì pure il significato della denominazione dell’Istituto che fa riferimento al Cuore di Maria. In lei le Orsoline si riconoscevano perché Maria è l’immagine della chiesa sposa, che ha accolto nel suo cuore il mistero dell’incarnazione dichiarandosi la serva del Signore ed è colei che nell’obbedienza all’Amore, fino alla croce del Figlio, ha raggiunto la perfezione dell’umanità e della femminilità. L’unità e l’intima connessione tra il carisma e la missione furono comprese e accolte da tutte le suore, per essere espresse nelle nuove Costituzioni dell’Istituto che, a conclusione di un lavoro iniziato subito dopo la conclusione del Concilio, e concluso nel 1980, furono approvate da Roma nel 1984.

Dell’ispirazione vocazionale nella quale sentiva che Dio le “parlava al cuore”, Giovanna aveva scritto: “Tu devi consumarti d’amore per me, andava dicendo, tu devi adoperarti per la mia gloriaIn queste solenni chiamate mi sembrava di avere un cuore così grande e una brama così ardente per la salute delle anime (che era) bastante per abbracciare tutto il mondo” (Memoria prima,13).

Le Orsoline attinsero con nuovo e più gioioso senso di appartenenza alla forza  mistica di questa vocazione alla missione, sentendo crescere nell’istituto lo spirito di zelo e reciprocamente stimolandosi all’apertura verso nuovi orizzonti di presenza.  Fu così che la congregazione fece il passo, mai osato fino allora, dell’espansione missionaria, affermando la piena accettazione dell’invito della Chiesa ad assumere la missione ad gentes.  Nei primi mesi del 1983 due Orsoline compirono il primo viaggio missionario in America Latina, per prendere contatti diretti con alcune realtà significative, che fossero adeguate alla presenza missionaria della Congregazione. Per la prima fondazione fu scelto il Brasile. Alla prima fondazione ne seguirono altre.

Con il coraggio e la determinazione ispirati dalle nuove urgenze del mondo e dal bisogno di consolidamento nell’esperienza ecclesiale missionaria,  da un sessennio all’altro crebbero le fondazioni di nuove comunità, anche se nei limiti resi possibili dal numero di suore disponibili, mentre intanto in Italia cominciavano a scarseggiare le vocazioni. Ma si andò avanti ugualmente, con coraggio e soprattutto con fede nella chiamata di Dio.

In  Italia, crebbero le comunità al di fuori dell’ambiente delle origini venete, secondo il criterio dell’espansione, con il superamento della concentrazione eccessiva nella diocesi d’origine.

Crebbero anche le iniziative specifiche per il mondo femminile. Fra queste in modo particolare  sono da annoverare lo sviluppo del movimento dei  gruppi am.or. (amiche delle orsoline) per la formazione della donna, secondo i valori evangelici del carisma; l’avvio e lo sviluppo del centro documentazione e studi “presenza donna” presso la casa generalizia, che dal 1981 è in Vicenza, una sempre più netta qualificazione delle presenze delle Suore Orsoline nelle chiese locali, dal Veneto al sud Italia.

Ovunque si affermava, con nuovo slancio, a partire dagli anni ‘80, un rinnovamento della dimensione apostolica come impegno per “la salvezza e la santificazione della classe popolare femminile”. Tale dimensione assumeva un dinamismo per certi aspetti mai sperimentato  e un nuovo stile di presenza, con le piccole comunità riunite in parrocchie di zone popolari, per un servizio pastorale, educativo e di animazione che fu vissuto con grande fervore e passione apostolica.

In questa situazione per vari aspetti nuova, crebbe il dialogo culturale e interculturale con tutti i soggetti che hanno a cuore la dignità e il giusto riconoscimento della donna, oltre i servizi di promozione umana per le donne più povere ed emarginate, fino al loro inserimento in progetti di autosviluppo che le vedranno sempre più protagoniste.

Nell’Istituto, reso più forte e consapevole del dono spirituale sul quale era stato edificato per la chiesa e per il mondo, essendo maturata una maggiore conoscenza  della figura spirituale della venerata fondatrice, già con delibera del capitolo generale 1986 era maturata la scelta di procedere alla domanda di apertura del processo diocesano di canonizzazione della fondatrice, Giovanna  Meneghini. Per passi graduali si giunse alla solenne apertura il 9 marzo 1997, con solenne concelebrazione presieduta dal Vescovo Pietro Nonis, presso il duomo di Breganze. Dato il tempo intercorso dalla morte di Giovanna, il processo fu di carattere storico e richiese un impegno considerevole, con la raccolta delle deposizioni dei pochi testimoni diretti e dei più numerosi testimoni  de auditu, quelli che avevano sentito personalmente i testimoni diretti. Non mancavano infatti persone che avevano potuto conoscere e frequentare per anni testimoni qualificati  del tempo della Fondatrice e avevano raccolto memoria scritta di quanto potevano narrare laici e sorelle Orsoline, che  avevano conosciuto Giovanna vivente.

Il processo per la beatificazione di m. Giovanna si chiuse in diocesi il 24 ottobre 1999 con solenne concelebrazione presieduta dallo stesso Vescovo Nonis, nel quale, lette le dichiarazioni sul percorso compiuto, Giovanna Meneghini fu dichiarata “Serva di Dio”e furono apposti i sigilli sui documenti testimoniali, per inviarli a Roma. E Roma non tardò a mandare la risposta che il processo era stato approvato. Ora la Congregazione, la Chiesa vicentina in particolare e le altre Chiese anche nelle missioni ad gentes, dove sono presenti le Orsoline del Sacro Cuore di Maria sono unite nella preghiera e attendono dal cielo, per intercessione della serva di Dio Giovanna Meneghini, il sigillo del miracolo richiesto per la beatificazione.

                                                                                                     Sr. M. Licinia Faresin