Nell’ultima domenica dell’anno liturgico la Chiesa festeggia Cristo Re dell’universo, un re che non domina, ma serve, non impone, ma propone. E’ uno stile di governo molto diverso dalle logiche umane e che i discepoli di Gesù provano a vivere nelle loro diverse realtà. Abbiamo chiesto a sr. Maria Luisa Bertuzzo, nostra Madre Generale, di dirci cosa significa per lei essere Madre in questo tempo di pandemia e, quindi, con quale stile vivere il suo ruolo di governo nella nostra famiglia religiosa.
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Essere madre generale in questo tempo… La provocazione mi è arrivata inaspettata, e in una frazione di secondo mi sono detta: certamente non è come prima, ma cosa è cambiato in me e nel mio compito in tempo di covid, di pandemia, di incertezza, di novità impensate, di possibilità inesplorate e di tanto altro?
La “sfida” mi ha offerto l’opportunità di riflettere e di condividere alcune considerazioni. Non vorrei correre il rischio di descrivere come è andata, cosa si è potuto fare o non fare, i programmi realizzati e quelli no, gli incontri possibili e quelli in lista di attesa. Tutto questo è vero, ma è una limitazione? Per certi aspetti sì, lo è, si sente il disagio di sospensioni, di tempi incerti, di scadenze che rimangono sempre… in scadenza! Ma non si può nemmeno nascondere l’opportunità di immettere nel vissuto qualcosa di nuovo, come una sfida che possiamo cogliere o lasciar sfuggire. Ripenso ad esempio a dei momenti celebrativi vissuti insieme alle mie consorelle, molto belli e particolarmente significativi proprio perché preparati e vissuti nella realtà quotidiana specifica e concreta che interpellava in quel momento preciso.
Tante volte mi sono domandata: ma io cosa devo fare adesso? Cosa posso indicare alle comunità, cosa suggerire alle singole suore, come sostenere la sofferenza di quelle che per salute o altro subiscono maggiormente le conseguenze di questo tempo così insolito? Come essere accanto? Essere superiora generale in tempo di covid è come esserlo senza pandemia?
Non ho trovato motivi assoluti per dire di sì, nemmeno ce ne sono di perentori per dire di no. Credo di trovare la risposta unicamente nel significato profondo di un compito che va oltre ogni situazione e nello spirito che accompagna determinati servizi. Ecco appunto, questa è la parola chiave: il servizio. Ne è una splendida icona la festa di Cristo Re nell’ultima domenica dell’anno liturgico, dove il fascino della regalità sta tutto nella croce, cioè nell’immagine di chi muore racchiudendo tutto in un abbraccio d’amore.
Questa è l’icona che mi sta davanti in questo tempo, il pensare che quel “giudizio finale”, come ci ricorda il vangelo della festa di Cristo Re, sarà proprio su quanto ho saputo in ogni tempo prendermi cura delle relazioni in tutti i modi possibili. In questo tempo più che mai mi è chiesto di guardarmi intorno e consolare, offrire speranza, sostenere il cammino di chi vacilla, gioire con chi riesce ad essere – pur con i condizionamenti attuali – espressione di quell’ideale che madre Giovanna aveva espresso come obiettivo della fondazione: operare per la salvezza e santificazione della classe popolare femminile. In questa piccola porzione di umanità che posso raggiungere attraverso le mie consorelle, so di poter esserci in questo tempo più che mai nello spirito che ci caratterizza, quello del Cristo Servo.
Questo “sentire” è espresso e sintetizzato in modo stupendo nelle parole del canto “Servire è regnare”, che completano quanto spero di essere riuscita a comunicare con queste poche righe!
sr. Maria Luisa Bertuzzo, Superiora Generale
Servire è regnare
Guardiamo a te che sei Maestro e Signore
chinato a terra stai ci mostri che l’amore
è cingersi il grembiule sapersi inginocchiare
ci insegni che amare è servire.
Rit. Fa’ che impariamo Signore da te
che è più grande chi più sa servire
chi si abbassa è chi si sa piegare
perché grande è soltanto l’amore.
E ti vediamo poi maestro e Signore
che lavi i piedi a noi che siamo tue creature
e cinto del grembiule che è il manto tuo regale
ci insegni che servire è regnare. Rit.