L’evento del Congresso Eucaristico di Matera, che ho vissuto con un gruppo di persone della mia parrocchia di san Paolo, in Crotone, è stato una voce potente di speranza, di con-vocazione, di comunione, di rinnovata consapevolezza che “solo quello che si condivide si moltiplica” ed è bastante per tutti.
E’ stato una spinta forte per uscire dall’individualismo collettivo, dalla paura, dal trattenere per se stessi visto l’orizzonte sociale, politico e mondiale grigio ed incerto.
E’ stato un segno tangibile di una chiesa, popolo di Dio, che desidera fortemente, non a parole ma con la vita, tornare “al gusto del pane” e cioè al gusto dell’incontro perché la vita bella, ferita, malata, offesa, dimenticata, scartata, donata, condivisa, torni ad essere al centro di ogni mensa eucaristica.
Sono stati giorni che ci hanno traghettato di tavola in tavola: dalla tavola della creazione a quella della casa, dell’altare, della città, del mondo, del Regno, rendendoci tutti più consapevoli che perdiamo il gusto del pane quando separiamo le varie mense.
Su queste tavole, lo sappiamo, il sapore del pane buono si disperde e si deteriora quando a padroneggiare sulle “tavole” del mondo c’è l’io e non il noi.
Il NOI della comunione e della fraternità era tangibile a Matera nella presenza numerosa di molte diocesi convenute nella città del pane per eccellenza portando con sé la storia del proprio pane. Il pane unisce e distingue ma se non viene condiviso può anche dividere.
Tornino le nostre comunità parrocchiali e la chiesa intera, dentro questa storia lacerata da soprusi e da violenze, ad essere casa del pane perché tutti siano saziati.
Anche noi come singoli e come comunità insieme a papa Francesco: “Sogniamo una chiesa eucaristica, fatta di uomini e donne che si spezzano come pane per tutti coloro che masticano la solitudine e la povertà, per coloro che sono affamati di tenerezza e di compassione, per coloro la cui vita si sta sbriciolando perché è venuto a mancare il lievito buone della speranza”. Sr. Rosaria
Il retrogusto di questa “avventura spirituale” vissuta in questi tre giorni tra i sassi di Matera col/nel profumo del pane è la gioia che mi ha lasciato dentro.
La grazia di Dio, che ha riempito la borsa imperfetta e fragile della mia vita, è stata davvero tanta e come un torrente in piena dovrà necessariamente fluire nel mio quotidiano sociale ed ecclesiale.
Mi ha particolarmente colpito: l’essenzialità e la semplicità. I segni di speranza partiti dagli ultimi, quelli che il mondo considera lo scarto della società.
Le borse “Made in Carcere” offerte dall’organizzazione sono state realizzate dai detenuti di Matera, “Se pensiamo alla vita di ciascuno di noi, ecco le borse diventano contenitore del cammino di vita. In queste borse porteremo le speranze di ciascuno di voi” (don Pino, arcivescovo Matera –Irsina)… e cosi è stato e cosi dovrà essere: solidarietà ed accoglienza rivolta alle periferie esistenziali, non con parole ma con fatti concreti. La Chiesa è madre e cerca di vedere sempre qualcosa di bello in ogni persona. E non finisce qui. Sono stati i detenuti di Opera e di Castelfranco Emilia a preparare le 35 mila ostie che sono state distribuite durante le celebrazioni del XXVII Congresso Eucaristico Nazionale. “Il pane che sulla mensa diventerà il Corpo di Cristo vuole essere la voce della speranza rivolta a tutte le comunità ecclesiali e al mondo civile per non dimenticare che, anche nelle carceri, c’è una Chiesa bisognosa di ascolto, di accoglienza e di riscatto” ( don Raffaele Grimaldi, Ispettore generale dei cappellani delle carceri). Hanno lanciato un messaggio forte ” in quel piccolo pezzo di pane, che nutre la nostra fragilità umana, oltre ad esserci Il Cristo Vivente, sono racchiusi anche tutti i dolori dell’umanità, sono impressi i volti di coloro che vivono disagi fisici e spirituali“. Ornella
Il “Profumo di Pane”, diffuso in ogni luogo predisposto per la condivisione, mi ha fatto vivere relazioni vere e fraterne. Quello che ho vissuto, è stata una comunione partecipata, difficile da esprimere a parole. E’ dentro, in profondità, che rimane il “profumo” di ogni momento vissuto insieme, e se davvero vuoi essere chiesa devi far vivere all’altro quello che tu hai sperimentato. Al centro di ogni momento celebrativo l’Eucarestia, per ricordare alle migliaia di persone presenti che quel pane, è pane di relazioni vere, di fraternità e di solidarietà. Alla mensa del Signore non c’è posto per l’indifferenza e la superiorità. Pina
Quanta fatica bisogna fare per produrre il Pane! Il pane che dovrebbe sfamare una moltitudine di “affamati” torni ad essere condiviso come viene condiviso intorno alla mensa eucaristica. Questo Convegno, che ho vissuto per la prima volta, mi ha dato una lezione di vita a partire dalla capacità del gruppo a saper sintonizzare il ritmo dei passi con quello mio e di mia moglie più lento e a tratti affaticato. Mi sono reso conto che la collaborazione e l’attenzione verso l’altro è il primo segno di che cosa vuol dire concretamente “spezzare lo stesso pane”. Solo così si può andare lontano… Ringrazio Dio per avermi fatto vivere questo momento di “grazia e di condivisione”. Enrico
Le parole non descrivono appieno ciò che ho vissuto a Matera durante il Congresso Eucaristico, esperienza di fede e di comunione i cui profumi, colori, emozioni e motivazioni restano nell’intimo come prezioso bagaglio cui attingere quando la vita lo impone. “Ritornare al gusto del pane”. Come già scritto eravamo un gruppo eterogeneo sia in età che in acciacchi vari, che, in alcuni momenti, sembravano paletti difficili da sormontare, ma il Signore ci ha dato l’opportunità di vivere in concreto il nostro “aroma di pane”. Il suo senso profondo lo stiamo centellinando giorno per giorno in ogni nostra meditazione, e forse ci condurrà a essere, nel nostro piccolo, eucarestia con tutti i nostri sensi. Un momento che evidenzio, forse il più scontato, eppure, l’ho considerato Eucarestia.
Nei padiglioni adibiti al pranzo e alla cena, non c’erano settori, non c’era divisione tra laici, sacerdoti, vescovi, cardinali, tra nord e sud, ma un unico popolo di fratelli e sorelle nella comunione e nella semplicità dei cuori. Sulla tavola del nostro ritrovarci ognuno di noi ha offerto il suo personale aroma di pane di una vita, si difficile, ma che vale la pena vivere. Ringrazio il Signore per le giornate stancanti ma ricche di spiritualità e di vivere comune. Rosetta
La partecipazione al Congresso Eucaristico mi ha aperto una nuova percezione dell’Eucarestia. Mi ha offerto la possibilità di apprendere il senso pieno di questo sacramento e di come incida oggi nella mia vita, nel rapporto con la famiglia, nella comunità e nella società; su ciò che sono riuscita a realizzare nonostante gli ostacoli incontrati, quanto ha influito nelle mie scelte o nelle prove della vita.
Collegare il percorso della spiga di grano al compimento del pane mi ha rimandato al parallelo della vita che nasce, cresce e si trasforma passo dopo passo; un processo che può portare ad un pane gustoso, condivisibile o meno. Il pane buono che ci offre Gesù è un pane che nutre la nostra vita e ci consente di uscire dalla solitudine, dall’egoismo, dalle divisioni per avviarci sulla strada del dono. Le criticità che mi pare di osservare sono per lo più la mancanza di coscienza nel ricevere l’Eucarestia. Ci si ferma spesso alla soddisfazione personale ma non si concretizza nella propria vita. La nostra credibilità passa attraverso i rapporti che viviamo, il modo in cui affrontiamo i problemi della vita familiare, sociale, ecclesiale, le gioie, le malattie e i lutti.
Questo viaggio mi ha permesso di uscire dopo otto mesi di solitudine e infinita tristezza per la perdita del mio amato Rino. Insieme al mio gruppo e a tutto il popolo di Dio, l’allegria, il freddo, la stanchezza non hanno scalfito la certezza che l’Eucarestia, pane della condivisione e della fraternità, offre un senso nuovo anche al dolore. Elisa
Quattro giorni intensi ricchi di preghiera, riflessioni, adorazione, condivisione dove ognuno ha ricevuto e donato briciole di speranza e di fraternità. Insieme abbiamo davvero assaporato “il gusto del pane”. Penso che dopo questa esperienza siamo tutti un pochino più consapevoli che l’esperienza di una chiesa sinodale ci educherà ad allargare gli orizzonti e ad ascoltare di più il grido dei tanti “Lazzaro” ancora spesso inascoltati. Rita
Un mio piccolissimo pensiero prende spunto dall’intensa riflessione di Monsignor Busca, vescovo di Mantova. La fragranza del pane passa di tavola in tavola e il pane sulla tavola di casa diventa pane della condivisione. Ho sempre avuto anch’ io l’idea che la tavola fosse un momento di forte partecipazione, di relazione, di conoscenza, e proprio per questo va vissuta con profondo ascolto e rispetto. Il gesto dello spezzare e dividere il pane con tutti è il gesto più divino e umano di amore e di fraternità. Penso, con nostalgia, al “pranzo della domenica” come momento di incontro tra genitori e figli, fratelli e sorelle, nonni e nipoti e di come oggi se ne sente la mancanza. Le circostanze della vita purtroppo permettono sempre meno questi momenti, a volte, “AVVELENATI” anche da controversie a cui non si lavora più per appianarle. Ma quando questi momenti ci vengono offerti (pensiamo al Natale, vissuto come un momento di vera famiglia) allora torniamo ad assaporare e a gustare insieme il gusto dello spezzare il pane dell’accoglienza, degli affetti, dei piccoli gesti. Questa è la tavola che deve ritornare ad educarci per vivere relazioni costruttive anche con l’intera comunità umana.
Bellissima la frase detta da Busca “NON MANCA IL PANE SULLA NOSTRA TAVOLA , MA MANCA LA FAME DEL PANE” quella fame di condivisione che sembra non appartenerci più. Questi giorni hanno aperto il mio cuore a pensare di piu’ all’altro/a come fratello e sorella. Sul gruppo “whatsapp famiglia” che penso ognuno di noi ha, ho riportato la frase suddetta pregando che per tutti arrivi quella “fame” in modo da poter insieme saziarci. Raffaella