In seguito all’appello dell’elemosiniere del papa mons. Krajevski, che nei giorni scorsi ha invitato ad aprire canoniche e conventi per ospitare famiglie di profughi (ne trovate notizia cliccando qui), oggi il quotidiano Avvenire dedica un approfondimento a queste pratiche di accoglienza.
Insieme ad altre esperienze, nel numero di Avvenire di oggi venerdì 6 dicembre 2019 c’è spazio anche per il nostro progetto di congregazione. La giornalista Romina Gobbo ha dato voce al racconto di suor Celina Pozzan e dell’educatrice Stefania Schiavo. Una bella testimonianza di accoglienza e integrazione tessute di confidenza e amicizia. Riportiamo di seguito l’articolo di Romina Gobbo.
Donne verso l’integrazione
“E ora arrivano nozze e figli”
“Anche adesso che tutte le ragazze hanno trovato una loro strada, mi chiamano per chiedere la mia approvazione quando incontrano un potenziale fidanzato”. Il racconto di Stefania Schiavo, giovane educatrice delle donne profughe accolte dalle suore Orsoline di Vicenza nella loro sede di Breganze, è esemplificativo del rapporto instauratosi, anche grazie alla sua conoscenza di inglese e francese. È un progetto di accoglienza di donne rifugiate e richiedenti asilo coordinato da suor Celina Pozzan, nato sulla spinta della richiesta del papa di aprire conventi e monasteri. “L’estate scorsa con suor Celina siamo andate al matrimonio di una camerunense che ha sposato un italiano. E poi, “diventeremo zie” perché presto un’altra giovane partorirà due gemelli. Mi ha chiesto di accompagnarla quando va a fare le ecografie”. Il progetto è iniziato nel 2015, in settembre le ospiti erano tutte sistemate: c’è chi ha trovato un compagno, chi condivide la casa con amiche, chi ha scelto di andarsene altrove. Le ragazze – fra i 20 e i 30 anni – provenivano per lo più dalla Nigeria, ma anche da Togo, Camerun, Costa D’Avorio, Etiopia ed Eritrea. Soddisfatte le necessità di base, è iniziato un percorso di apprendimento della lingua e di conoscenza della cultura italiana, ma anche laboratori di cucito e cucina, competenze utili per poter iscrivere le ragazze nelle liste delle agenzie interinali. Con qualche successo. “Una lavora con contratto a tempo indeterminato per una cooperativa di servizi sanitari e ha preso anche la patente. Hanno tutte caratteri tosti, anche perché sono sopravvissute a un abisso di violenze”.