ACCANTO AI DIVORZIATI RISPOSATI
Nel panorama della crisi del matrimonio e della famiglia, ha compiuto la scelta di venire incontro al disagio dei divorziati che si sono risposati con unione civile, i quali si trovano in una condizione che limita la loro partecipazione ai sacramenti e li porta a sentire troppo pesante questa disciplina che a tutta prima può sembrare una scelta di incomprensione da parte della Chiesa. Non senza qualche ragione, perché non tutte le storie sono uguali e non tutti sono ugualmente responsabili dei fallimenti matrimoniali. E non tutte le persone divorziate, né tutte le nuove coppie ricostituite per una nuova speranza di vita, si comportano allo stesso modo nei confronti della pratica religiosa e della fede. Così è inevitabile che il problema dei divorziati risposati, che desiderano sentirsi nella Chiesa non esclusi, sia oggi di fatto uno dei nodi problematici più sentiti e dibattuti nei circoli ecclesiali, come lo è nei mass media, nell’orizzonte dei rapporti Chiesa mondo.
Il cammino del Gruppo, che ha scelto di chiamarsi “Animati dalla Parola”, ha come centro il vangelo letto, accolto e condiviso con lo stile della lectio divina. Offre cicli annuali da ottobre a giugno, presso Casa Mater Amabilis che ne è il punto di riferimento.
Ne è nata fra le coppie e la comunità un’amicizia fraterna. Dall’inizio, la comunità segue con l’accoglienza e con impegno diretto accanto al gruppo questa realtà, che provoca a sempre nuovo discernimento il cuore della Chiesa, santa, eppur sempre bisognosa di conversione. Cerca di crescere nella fedeltà a Cristo sposo che si è fatto servo per amore, lasciandosi interpellare dallo spirito di ricerca di queste persone. Si rallegra del loro amore per la Parola e della passione per la Chiesa, della loro perseveranza e dei gesti di carità verso i poveri.
Da qualche anno parte degli incontri del Gruppo si vanno a realizzare in altre realtà della diocesi, con mandato dell’attuale Vescovo di Vicenza, per diffondere questa esperienza fra altre coppie che, essendo credenti e avendo vissuto il trauma della rottura del matrimonio come separazione e abbandono da parte della Chiesa, ne hanno nostalgia, ma ancora non conoscono questa esperienza che può aiutarli a riavvicinarsi e a riscoprire sempre aperte e accoglienti le sue porte.
Sr. Licinia Faresin
FAME E SETE DI COMUNIONE
“Signore, Gesù Cristo, Figlio di Dio, non sono degno di partecipare alla Tua Mensa, ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato”.
Preghiera frettolosa dei più, ma che spiega il nome del Gruppo Animati dalla Parola. Formatosi nel 1997 per iniziativa dell’Ufficio Diocesano della pastorale del Matrimonio e della Famiglia, per accompagnare le coppie di divorziati risposati in un cammino di fede, il gruppo si è alimentato al confronto con la parola di Dio in incontri mensili domenicali che si svolgono presso la casa Il Torrione di Breganze.
Vi partecipano persone che vivevano o meno una forte appartenenza ecclesiale. Il gruppo ha elaborato dei nuclei forti di riferimento del percorso spirituale, il primo dei quali è il sapersi figli di Dio e fratelli in Gesù Cristo che sulla croce ha consegnato se stesso per tutti i peccatori e che è risorto essendo morto per amore; figli in ricerca del senso profondo del Battesimo ricevuto ed indelebile.
La limitazione dell’accesso al sacramento della riconciliazione spinge ad educarsi al senso di responsabilità per una vita cristiana da riconciliati. Dio ci ama da peccatori, ci estrae dai nostri “inferi”, la riconciliazione da vivere è quella esistenziale, anche col coniuge dal quale ci si è staccati; esperienza costante di perdono, non solo per il bene dei figli.
Il mancato accesso al sacramento dell’Eucaristia viene vissuto come una sete inestinguibile; unico ristoro tanto impegno a vivere la comunione.
Eucaristia è Gesù che si china a lavare i piedi ai suoi, e la partecipazione alla santa Messa ci porta lì a quel grembiule da legarsi se si vuole innestarsi nel corpo di Chi spezza, bene-dice e distribuisce il pane all’uomo. Le mani di Dio ci restituiscono in misura scossa, pigiata e talvolta traboccante quel Pane che “perdiamo”.
Si chiede a Gesù di prendersi la nostra vita e di spremerla nel suo bicchiere fino a impastarla del Suo Amore.
La sofferenza di chi vorrebbe sposarsi, sentirsi assolto e comunicarsi sacramentalmente è infinitamente pic-cola rispetto a tutte le sofferenze dell’uomo e rispetto a ciò che Cristo ha sperimentato della “lontananza” dal Padre in cui si dibatte l’uomo.
Sul fondo di quel calice lì, ci stiamo anche noi; e a noi è dato di misurare come incolmabile, ma misteriosamente accorciata dall’Amato, la vertigine della distanza.
È contraddittorio esigere misericordia dall’uomo: la misericordia è da Dio.
La nostra misericordia verso chi non vuole farci male, ma ce ne fa, è la condizione perché quel male venga trasfigurato da Lui in bene per noi, in noi e fuori di noi. Ogni nostra ostilità – anche rivestita di vittimismo – crea ostacolo all’azione dello Spirito che fa nuove tutte le cose.
La Bibbia esordisce con le benedizioni di Dio sulla coppia e si chiude con la visione della sposa che scende dal cielo, perciò la coppia umana è un luogo dove Dio rivela il Suo Amore per l’umanità; una coppia di battezzati risponde a questa vocazione anche se porta con sé le ferite di un tradimento. La nostra esperienza di fede, come quella di qualsiasi coppia umana, passa attraverso l’amore che ci scambiamo: saremmo avvizziti spiritualmente ed umanamente se non avessimo vissuto insieme dell’a-more che ci era stato donato.
Ascoltando la Parola consentiamo allo Spirito di servirsi anche delle norme umane di astensione dai sacramenti per attrarci al Padre e rassicurarci di non esser respinti dalla comunione col Figlio nel suo amore.
Lui ci fa degni di Sé perché… Lui solo ha parole di vita eterna.
Emanuela Carcereri