ACQUA, CHE FESTA!

03
Nov

Un nuovo pozzo scavato a Dondo nel terreno della comunità delle suore orsoline

Dire ”acqua” in Mozambico è come dire tutto e il contrario di tutto.

Dici “acqua” e ti viene subito in mente la tragedia del tifone Idai che nel 2019 inondò la città di Beira, facendo morti, dispersi e sfollati. Ma pensi anche alle disastrose periodiche alluvioni legate alle stagioni delle grandi piogge da cui non si difendono né coltivazioni, né villaggi che finiscono nel fango.

Parli di acqua e vedi anche i quasi tremila chilometri di coste del paese che si affacciano sull’oceano indiano, un potenziale turistico e ambientale ancora tutto da valorizzare. Oppure pensi alla grande quantità di acqua “buona” che traversa il Mozambico da ovest a est, con il fiume Rovuma a nord a segnare il confine con la Tanzania, e con il Limpopo a sud che corre ai confini col Sud Africa. E al centro il re, il grande fiume, lo Zambesi, il quarto dell’Africa per lunghezza, che per 700 chilometri traversa orizzontalmente fino all’oceano le pianure del Mozambico. Anche in questo caso basterebbe una vera politica idrica e almeno metà del Paese avrebbe acqua a volontà per l’agricoltura e la popolazione.

E invece no. L’acqua, quella buona, quella da bere, è ancora un lusso da queste parti. Nei centri grandi e medio piccoli i servizi pubblici di acquedotto funzionano poco e male, e nel resto del territorio ci sono solo i pozzi per attingere acqua.

Si capisce così perché, quando si scava un nuovo pozzo, in Mozambico è festa grande per tutti.

Per chi si è fatto carico del lavoro, saggiando il terreno per individuare una falda di acqua buona e finanziando lo scavo, e per quanti vivono lì intorno, a cui la generosità del proprietario del pozzo non farà mancare la possibilità di attingere acqua, quando e se ci fosse necessità. Perché l’acqua, come l’aria, è un bene comune. L’acqua del nuovo pozzo (e il primo di acqua buona da bere) scavato nel terreno al fianco della casa delle suore orsoline della comunità di Dondo, ha questo sapore.

Non solo un aiuto alle nostre suore che da un paio d’anni combattevano con la scarsità, e spesso l’assenza, di acqua potabile nella loro zona, ma anche per i tanti poveri che ogni giorno si affacciano alla loro porta. E che per prima cosa, prima ancora che di qualche moneta e di un po’ di cibo, chiedono appunto un bicchiere d’acqua.

Annalisa Lombardo

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