La storia di una mamma che affronta la malattia della figlia, narrata dal punto di vista delle sue mani e dei gesti d’amore che compiono
Per poter raccontare questa storia vera, ho pensato di assumere il punto di vista delle mani di mamma Chiara (nome di fantasia) che hanno un ruolo particolare nella sua vita reale. Le ho personificate, così leggerete che si esprimono proprio come una persona vera. Saranno dunque loro ad accompagnarvi in questa vicenda ricca di amore e speranza, pur essendo un’esperienza di vera prova. Buona lettura.
“Finalmente la porta del negozio è stata chiusa. Tra poco saremo a casa e, forse, potremo riposare”. Quella sera di maggio eravamo stanche. Molto stanche. Avevamo lavato, tagliato, agghindato tutto il giorno donne e uomini di ogni età. Avevamo ascoltato storie entusiasmanti e tristi sempre chiedendo al cuore di far fiorire un dolce sorriso sulle labbra. Il cuore aveva risposto di sì, ma ricordandoci che era un momento difficile: la morte di suo papà l’aveva così tanto scossa che nemmeno il nuovo negozio riusciva a consolarla fino in fondo.
Speravamo tanto di arrivare a casa e scoprire che qualcuno avesse pensato a lei, a lei che normalmente pensa a tutti loro. Sarebbe stato un regalo magnifico!
Invece quella sera di inizio maggio, mentre il sole faceva ancora entrare la luce dalle ampie finestre della nostra nuova casetta, non ci siamo riposate affatto.
Appena arrivate, abbiamo sentito un grido straziato e il cuore ha iniziato a battere forte. Ci sono arrivati tutti gli impulsi della paura, le gambe hanno ricevuto una scarica di adrenalina e il cervello ha dato a tutti un unico messaggio: “Fate presto perché l’urlo è di una delle ragazze!”. Dal garage al salotto di casa in un lampo per trovare Elena per terra. La figlia più piccola che si lamenta e si dimena per i dolori alla testa. E noi non potevamo non assecondare un cuore di mamma! Così l’abbiamo accarezzata piano piano, mentre Elena piangeva sempre più forte. Il cuore ha compreso subito la gravità della cosa e ci ha fatto digitare velocemente il 118 sul cellulare. Attimi che sono parsi anni sia ad Elena che a Chiara, che da mamma credente ha subito rivolto una preghiera a Dio e poi ai suoi genitori, perché dal cielo l’aiutassero… Marta era pietrificata dalla paura: la sua sorellina, quella con cui litigava e poi rideva tutti i giorni, sembrava un’altra persona. Piangevano entrambe.
Fino a quando è arrivato anche Antonio. Finalmente.
L’ambulanza, la borsa con un pigiama e la corsa in ospedale, poi l’attesa. I medici, gli infermieri e quel silenzio che diventava sempre più duro da sostenere.
Chiara ci sfregava così forte che poteva rischiare di romperci le falangi più piccole… Chiara, che aveva visto la mamma morire quand’era ancora bambina e che aveva ancora il cuore sofferente per la recente perdita del papà, non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi al capezzale di una delle sue figlie. Antonio era muto, chiuso nel suo dolore. Riusciva appena a posare le sue mani su di noi per rassicurare un po’ Chiara.
Le ore passavano. Dalla stanza di Elena solo un continuo via vai. Fino a mattina. Verso le 5, un infermiere si avvicina a Chiara e Antonio: il medico che sta seguendo il caso di Elena vuole parlare con loro.
Sentiamo subito le mani di Antonio che si avvicinano, ci afferrano teneramente e, come nei momenti degli impegni importanti, ci fondiamo come fossimo una cosa sola. Sono questi piccoli gesti di Antonio che danno tanto coraggio a Chiara.
“Mi dispiace darvi questa notizia, ma Elena sembra avere un carcinoma al cervello”. Il medico è stato diretto ma anche umano: è rimasto tutto il tempo necessario a rispondere alle mille domande. Ha asciugato le lacrime di entrambi, chiedendo subito di poter mandare in un ospedale più specializzato gli accertamenti appena conclusi. Hanno accettato senza difficoltà e si sono accomodati.
Il pianto a dirotto di entrambi si è trasformato poco a poco in preghiera, in supplica, in speranza… perché ci fosse un errore di valutazione. Ci siamo guardate e arrabbiate un po’: “com’è possibile che una creatura tanto piccola e tanto bella si ammali di una cosa del genere?!”. Non avevamo pace, soprattutto perché Chiara aveva iniziato a pensare tutte le variabili possibili e immaginabili… ci sfregava sempre più forte, fino a quando Antonio ci ha riprese tra le sue mani per rassicurare Chiara. L’esito dell’ospedale specializzato, arrivato il giorno dopo, invece di sollevare la situazione, l’ha caricata di altre preoccupazioni: bisognava intervenire in fretta.
Elena era come impietrita. Capiva, ma non voleva capire. I medici le hanno spiegato la situazione, la necessità dell’operazione, l’hanno fatta seguire psicologicamente… e hanno anche detto che non sapevano ancora bene come procedere. Così facendo, giorno dopo giorno, Chiara e Antonio hanno tuttavia scoperto che esistono ancora medici che vivono il loro lavoro come una vocazione per l’altro. È stata un’esperienza di fiducia e amore, donati e ricevuti da tutti coloro che stavano conoscendo.
Marta, invece, era diventata così capricciosa che riusciva a irritare tutti. Insopportabile a dir poco, e noi sentivamo un certo prurito sempre più ricorrente, ma il cervello ci ha ricordato che anche lei stava soffrendo e che era solo un’adolescente… stava reagendo come poteva.
Il cuore era tra la speranza e la paura, ma riusciva a dar ordini al cervello per farci lavorare il doppio del solito, pur di non pensare troppo… Fino a quando i medici hanno deciso come agire: un delicatissimo intervento al cervello e poi le chemioterapie. Siamo diventate di ghiaccio appena abbiamo saputo l’iter da seguire.
Le abbiamo preso spesso la testa per accarezzarle i capelli. Quei capelli che Chiara, per lavoro, cura, lava, taglia, acconcia e che le sue figlie hanno sempre avuto bellissimi… Quei capelli di Elena, così particolari…
Hanno pianto insieme, tutti e quattro, e poi Chiara di nascosto… doveva essere la forza di tutti, pur sentendosi la più fragile, ma il suo cuore di mamma riusciva a dimenticare di non aver più energia pur di regalare un nuovo sorriso alle sue amate figlie.
Elena ha iniziato a lottare reagendo come poteva, ma sembrava una leonessa: esame dopo esame si motivava… sapeva che doveva reagire. È arrivata la data dell’intervento e ancora un bivio, una scelta… Due settimane prima della Cresima. Elena si era preparata con i compagni di catechismo da tempo, desiderava riceverla con loro, ma sembrava quasi impossibile appena due settimane dopo un simile intervento.
La soluzione l’ha trovata il cuore di mamma Chiara: l’abbiamo sentita parlare, ragionare, discutere, proporre con il parroco, le catechiste, i medici… Alla fine, la data della Cresima non si cambia: al massimo, Elena starà seduta!
Questa speranza di realizzare un grande desiderio di Elena l’ha aiutata e motivata ancor di più.
Ormai erano tutti e quattro di casa nei diversi ospedali… sembrava una cosa assurda, ma il cuore ci aiutava sempre ricordando a Chiara che la preghiera poteva aiutare tutti. Quante preghiere silenziose in quel tempo!
È arrivato così anche il giorno dell’operazione, Elena ha superato bene la prova, grazie anche al suo fisico di atleta. Nei giorni del suo ricovero siamo state spesso appoggiate al suo letto perché non potevamo toccarla molto, abbiamo sentito il freddo dei vetri delle stanze… ma soprattutto abbiamo pregato, non solo per Elena.
Chiara non aveva mai visto tanti bambini ammalati e tanti genitori disperati per la morte dei loro figli. Ha imparato a ringraziare Dio per ogni giorno, per tutto quello che aveva… lei che in quel periodo lavorava in negozio, tornava a casa a fare le faccende, e poi di corsa in ospedale… e in tutto questo non poteva di certo dimenticare Marta.
I giorni e le settimane passavano tra mille giri in ospedale, il lavoro in negozio, le scuole di entrambe le figlie da seguire… fino a quando Antonio ha chiesto il congedo di paternità e anche noi ci siamo fermate un po’.
Quando abbiamo ritirato l’esame istologico non volevamo aprire la busta: sapevamo che da lì in poi avremmo avuto conferma o meno di quanto ci avevano detto i medici… l’esito è stato migliore del previsto, ma bisognava comunque passare da un forte ciclo di chemioterapie.
Antonio ci ha riprese ancora, teneramente, e senza dire una parola ha fatto capire a Chiara che comunque avrebbero superato anche questa fase della malattia di Elena. Piano piano, hanno spiegato sia a Elena che a Chiara il prossimo passo verso la conclusione di un percorso che ha coinvolto tutti. Insieme hanno pregato e hanno deciso che potevano farcela, ma insieme.
Così… Elena ha iniziato le chemio, Antonio si prende cura di lei, Marta ha imparato che non è al centro del mondo, nemmeno del suo… e Chiara? Ecco, lei continua a prendere ciocche di capelli, lavarle, tagliarle… e noi la vediamo sorridere, il cuore ci manda a dire che è molto sollevata perché in tutto questo il suo sentimento di gratitudine è aumentato giorno dopo giorno. Anche ora, che ha i capelli corti per solidarietà con Elena che non ne ha ancora.
E noi impariamo a compiere piccoli gesti d’amore per il forte legame che Chiara ha creato tra il cuore e noi: quando le parole mancano, ci siamo noi… che abbiamo imparato il silenzioso linguaggio dell’amore.
sr Naike Monique Borgo