Ogni 2 marzo per le Suore Orsoline del Sacro Cuore di Maria è l’occasione di fermarsi a ripensare all’eredità ricevuta da Giovanna Meneghini. Il giorno in cui la Madre è salita al cielo diventa infatti una possibilità per riscoprire la sua preziosa esistenza sempre condotta dall’ascolto del Signore e sbocciata nella fondazione della Congregazione delle Suore Orsoline del Sacro Cuore di Maria.
Giovanna visse vent’anni da orsolina secondo la regola di sant’Angela Merici, ma intuì l’opportunità di vivere insieme per aiutarsi, sostenersi, gioire e piangere insieme. Alle sue figlie chiese di avere a cuore la gloria di Dio, facendo tutto perché fosse il Signore ad essere conosciuto e ricordando di avere una tenerissima madre in Maria.
Giovanna ebbe una vita travagliata, ma costellata di una confidenza crescente nel Signore, fino a stringere un’alleanza sempre più forte, fino al giorno dell’ultimo “sì”.
Celebrare questo giorno di passaggio alla vita in Dio, in un contesto sociale mondiale tanto segnato dalla morte e dalla sofferenza, può apparire paradossale e incomprensibile. Eppure celebrare la vita, in ogni suo passaggio, aiuta a ripensare ai dettagli che rendono preziosa ogni singola vita. Per questo anche la ricorrenza della nascita al cielo permette di scorgere, ad esempio, quanto fosse importante per Giovanna avere un cuore grande, capace di scrutare ogni orizzonte per sostenere, aiutare, far crescere le donne, soprattutto le più giovani. Un cuore che abbraccia il mondo non può chiudere gli occhi davanti alle nuove sfide che la vita impone, ma le accoglie cercando il bene più grande.
Oggi in ogni comunità delle Suore Orsoline del Sacro Cuore di Maria abita la gratitudine per avere una fondatrice di una semplicità disarmante perché profuma della “santità della porta accanto”, come dice Papa Francesco. Gratitudine a Dio e a Giovanna per essersi lasciata plasmare dall’Amore incontrato e accolto sempre più profondamente.