Piacque a Dio che io venissi al mondo. Con questa felicissima espressione Madre Giovanna Meneghini racconta la sua nascita. Sebbene noi Orsoline conosciamo quasi a memoria i suoi scritti autobiografici, questa frase suscita sempre meraviglia e stupore. Ciò che colpisce è l’assoluta certezza dell’amore di Dio che vi traspare. Del resto, a chi non darebbe gioia il pensiero che la propria nascita abbia dato piacere a Dio, anzi, che sia scaturita dalla felicità immensa di quest’Ultimo nel dare alla luce, al mondo, la nostra personale esistenza?
In questi giorni la Chiesa celebra la Natività di Maria SS.ma. Nella diocesi di Vicenza è Solennità per volontà del Vescovo Arnoldo Onisto che verso la fine degli anni Settanta, accogliendo i comuni voti, nella festa della Natività di Maria, elesse la Beata Vergine “Madonna di Monte Berico” a patrona principale della città e della diocesi di Vicenza.
Se la nascita di ogni creatura è per Dio motivo di gioia, quale sarà stata la gioia del Cielo davanti al magnifico piano del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, nel creare e dare alla luce Maria di Nazaret, libera e liberata in modo meraviglioso, dalla triste eredità di Adamo ed Eva? Dare alla luce la Donna che avrebbe, col suo assenso, permesso a Dio di farsi uomo e all’Uomo di essere Dio. La Chiesa ha pagine incalcolabili su questo mistero che sta al cuore della Rivelazione cristiana.
Piacque a Dio che io venissi al mondo. A maggior ragione questa espressione di Madre Giovanna si può applicare alla Vergine di Nazaret. Ma non dimentichiamo di applicarla pure a noi! Ciò che si dice per Maria, affermano i Padri della Chiesa, si può dire per la Chiesa stessa e per ciascun suo membro. La natività di Maria è anche occasione al credente di ripensare la propria nascita, non solo nelle sue circostanze storiche, ma anche alle sue origini divine che nascono da quella gioia divina, incontenibile di Dio nel momento in cui, pronunciando il nostro nome, ci creò chiamandoci all’esistenza.
In questi giorni in cui il dibattito sulla pillola abortiva RU 486, ha riportato nuovamente alla ribalta alcuni tra i temi più scottanti della bioetica, la festa liturgica della Natività di Maria fa riflettere sul nostro modo di pensare e di rapportarci alla vita umana, dal primo istante del suo concepimento al suo naturale tramonto. La vita di Maria, come la vita di ogni uomo è per i credenti anzitutto un dono che Dio fa a ciascuno di noi e al mondo intero. È un mistero intangibile, davanti al quale anche la scienza rimane silenziosa, limitandosi ad esprimersi solo intorno a ciò che osserva e analizza con i suoi strumenti. La scienza sa che la vita umana non è circoscritta al solo ambito fenomenologico, fatto di atomi, di particelle, di materia. Per questo rimane sulla soglia del mistero e non lo oltrepassa più di quanto le sue conoscenze e i suoi sofisticati strumenti non le consentano.
La metafisica e la fede però giungono a cogliere la totalità dell’essere umano, ricomponendo in una unità superiore alla somma delle parti fisiche e degli elementi naturali, i dati che emergono dalla vita umana, attraversata e inabitata da uno spirito che la anima e la pone in diretto contatto con una realtà soprannaturale che la mente riconosce ragionevolmente esistente e la fede crede certissimamente legata a Dio.
sr. Lucia Antonioli