Gesù dunque affaticato per il viaggio… le dice: “Dammi da bere”.
Gesù avrebbe potuto fare un’altra strada per salire a Gerusalemme, evitando di attraversare la Samaria come normalmente facevano i giudei per evitare i contatti con i samaritani considerati impuri e da cui erano divisi da convinzioni sociali e di culto.
Ma Gesù è venuto per raggiungere anche i lontani, le periferie, le terre e soprattutto le persone che sono oltre i confini fissati dalla legge. Forse è il compito da svolgere a causargli quella grande stanchezza, come è per noi nelle fatiche di affrontare le giornate, la stanchezza non solo di quello che si è fatto, ma soprattutto di quanto si deve ancora fare. Gesù ha conosciuto questa fatica, nel corpo e nello spirito, e forse proprio per questo le sue prime parole alla Samaritana che arriva al pozzo, sono espressione di un bisogno, di un desiderio. “Dammi da bere”.
Quella donna, con la sua vita irregolare, mentre sta compiendo il suo quotidiano, viene colta dalla sorpresa di quell’incontro; accetta di intrecciare la sua sete, i suoi sogni e desideri, con quel giudeo che in teoria non dovrebbe nemmeno rivolgersi a lei e che invece le narra la verità della sua vita, senza giudizi e con amore.
Era mezzogiorno ci dice il testo, come quando Pilato presentò Gesù al popolo: “Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno Pilato disse agli ebrei: ecco il vostro re!”.
“È l’ora centrale del giorno, il punto che determina il passaggio da una parte all’altra della giornata… Ogni volta che accogliamo l’invito a un viaggio interiore, è mezzogiorno… Ogni volta che ci mettiamo all’ascolto profondo della nostra sete, è mezzogiorno” (J. Tolentino Mendonca).
Ogni volta che passiamo da una parte a un’altra della nostra vita.