Donne e Chiesa: eterno ritorno?

17
Dic

A quarant’anni dal primo convegno diocesano “Chiesa comunità in servizio”

È possibile abbattere il muro di un “eterno ritorno” nel trattare la questione femminile all’interno della Chiesa (e della società)? A partire da questa domanda si è svolta la serata dedicata alla riflessione iniziata dal ritrovamento (quasi casuale) degli atti del primo convegno diocesano di Vicenza, che nel 1979 vedeva anche una commissione impegnata sulla riflessione della figura femminile all’interno delle realtà ecclesiali. Membri di quella commissione, e presenti alla serata, erano sr. Assunta Pavanello, nel ruolo di segretaria, e don Dario Vivian, allora giovane prete. A guidarci nell’approfondimento della tematica è stata la teologa Simona Segoloni, docente di ecclesiologia e socia del Coordinamento Teologhe Italiane, che con abilità e franchezza ha fatto emergere molti dei punti ancora dolenti della presenza femminile all’interno della Chiesa. In occasione dell’incontro è stato pubblicato e distribuito un fascicolo, che raccoglie la riedizione di parte del documento del 1979 e alcuni contributi teologici ed ecclesiali qualificati per l’attualizzazione della questione femminile. Il fascicolo è disponibile presso il CDS Presenza Donna, e di seguito vi proponiamo un passaggio del contributo della teologa Simona Segoloni.

“Leggendo questo documento del primo convegno diocesano di Vicenza del 1979 (io facevo la prima elementare) viene da dire che davvero il tempo non è passato, perché oggi (fatta eccezione per il ministero straordinario dell’eucaristia) potremmo scrivere e chiedere le stesse identiche cose che scrissero allora. Significa questo che la questione femminile è un eterno ritorno? Più probabilmente dovremmo dire che la questione femminile non è stata proprio presa in considerazione dalla Chiesa. Il femminismo è stato demonizzato, perché promuoveva un’idea di donna che scalfiva il sistema familiare e di morale sessuale che per troppo tempo abbiamo confuso con il Vangelo. La chiesa così, come a suo tempo fece con la democrazia, con il movimento operaio, con il metodo scientifico, con l’acquisizione degli strumenti storici per l’interpretazione della Scrittura e via così in un triste e lungo elenco, è diventata frenante rispetto a quella che è stata forse la più grande conquista in umanità del XX secolo: le donne sono esseri umani alla pari, autonomi e liberi, proprio come i loro fratelli maschi. Esse non hanno bisogno che qualcuno spieghi loro il ruolo da assumere, né hanno mansioni predefinite, né possono più essere ridotte alla loro sessualità (madri o vergini): proprio come i loro fratelli maschi sono umane, adulte, responsabili, credenti, ricolme dei doni di Dio. Gesù lo aveva capito, insegnato e vissuto: è per questo che ancora siamo qui, in una Chiesa che fatica ad accoglierci come ci ha accolto lui e a darci le responsabilità che lui – e la chiesa delle origini – non ha esitato a riconoscerci”.

sr. Elisa Panato

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