PROFUMO DI PANDORO, TANTI REGALI SOTTO L€’ALBERO, E UN€’ATMOSFERA SPECIALE: ARMONIA

Giovedì 22 dicembre nella Comunità Educativa “Armonia” dove sto svolgendo la mia esperienza di servizio civile è stata organizzata la cena di Natale assieme alle ragazze e all’equipe delle educatrici. Durante il pomeriggio alcune ragazze si sono dedicate all’allestimento della sala da pranzo, decidendo come preparare la tavola e creando dei segnaposto originali secondo il loro gusto; in cucina, invece, due ragazze si sono occupate, e io con loro come aiuto-chef, alla preparazione della cena. Alle 15.30 del pomeriggio ci siamo fatte su le maniche, indossato i grembiuli e ci siamo messe all’opera: per prima cosa abbiamo preparato due tipi di creme per il pandoro, una alla nutella e una al mascarpone (una vera goduria!!!), e poi ci siamo dedicate alla preparazione delle patatine fritte e dei tanto amati “panini onti”, ovvero abbiamo tagliato le cipolle e i peperoni, cucinati gli hamburger e messi sul pane, e passati al forno con le sottilette!

Una volta predisposto tutto quanto per la cena, ci siamo ritrovate tutte assieme per un momento davvero speciale: le educatrici, infatti, avevano organizzato una sorta di percorso da compiere assieme alle ragazze, soffermandosi in particolare su alcune “tappe” e cantando in ognuna di esse una determinata canzone. Siamo partite dal cancello d’entrata, cancello da cui chi mesi fa e chi anni fa è entrata per la prima volta e che quindi ha rappresentato l’inizio di un nuovo viaggio, un momento significativo carico di ricordi e di emozioni; qui è stato chiesto alle ragazze di scrivere su un biglietto il loro ricordo più brutto e doloroso dell’anno che sta per terminare e, grazie all’appoggio della chitarra suonata da Simone, abbiamo cantato “Buon viaggio” di Cesare Cremonini. Dopodichè, ci siamo spostate alla porta d’ingresso della comunità, una porta che le ragazze hanno varcato con tante aspettative, speranze e sensazioni diverse e da cui ogni giorno escono per andare a scuola, a sport, ecc. e da cui rientrano ritrovando ciò che hanno lasciato; qui le educatrici hanno letto una lettera scritta da una ragazza che era stata accolta in comunità anni prima, in cui raccontava proprio cosa aveva provato nell’entrare per la prima volta da quella porta e nell’uscirne una volta terminato il suo progetto, sapendo di lasciare un luogo familiare e rassicurante. In questa tappa alle ragazze è stato consegnato un altro biglietto dove questa volta, però, dovevano scrivere qualcosa di bello che è successo in comunità durante l’anno e che le fa star bene, e abbiamo cantato “Mi fido di te” di Jovanotti. Infine, siamo andate dietro alla casa dove ad attenderci c’era un piccolo braciere con il fuoco acceso: qui le ragazze dovevano buttare, senza leggerlo, il biglietto in cui avevano scritto il ricordo brutto, proprio per bruciare e quindi gettarsi alle spalle ciò che le aveva fatte star male, e poi, invece, dovevano condividere con il resto del gruppo il biglietto in cui avevano scritto il ricordo positivo. Alcune hanno espresso alle educatrici il bene e l’affetto che nutrono per loro, altre hanno enfatizzato le risate, i momenti in cui si scherza e ci si fa battute, e anche noi abbiamo condiviso tutto quello che di bello proviamo quando siamo con loro, dal sentirsi accolti al vedere i sorrisi nei loro volti; questa tappa, che si è conclusa con la canzone “Credo negli esseri umani” di Marco Mengoni, è stata per me particolarmente emozionante, sia per il fatto simbolico di bruciare nel fuoco qualcosa di doloroso che ci ha resi tristi e che vorremmo dimenticare, sia per le parole e le non parole dense di significato che le ragazze hanno espresso.

Per la gioia loro, ma anche nostra, verso le 19.30 ci siamo posizionate in tavola. Tra chiacchiere, panini, fette di pandoro e tante, tante risate ci siamo goduti una cena allegra e gustosa, guarnita ed arricchita con un ingrediente fondamentale la cui ricetta è tutt’ora segreta: l’armonia! Con la pancia piena ma con ancora tanta voglia di festeggiare ci siamo poi accomodati in salotto, in cui si percepiva davvero un clima magico, natalizio e di famiglia: la chitarra era lì per accompagnare ancora i nostri canti, e le sedie e i divani erano disposti attorno all’albero di Natale, sotto cui si scorgevano tanti bei regali. Lo scambio e l’apertura dei regali sono stati ricchi di piccole sorprese e grandi emozioni, personalmente ho respirato una vera aria di casa e da tempo non sentivo dentro di me quell’atmosfera natalizia e quella magia che sanno riempirti il cuore e regalarti emozioni indescrivibili.

Ho sempre creduto che i legami più forti non siano necessariamente quelli di sangue, non è indispensabile il Dna per farci sentire vicini e legati ad un’altra persona. Ci si può sentire “a casa” anche in una famiglia che biologicamente non è la propria ma che è composta da persone che fanno qualsiasi cosa per darti ogni giorno caloreaccoglienzaaccettazione incondizionata e presenza costante . Ecco, io in quest’occasione mi sono sentita esattamente così, nulla era più importante per me di esserci in quel momento per le ragazze e di stare con loro, e credo che lungo il cammino il legame che sento verso di loro non possa che rafforzarsi passo dopo passo sempre di più.

Elisa Guerra