“T’invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi… Quando ti invoco, rispondimi, ascolta la mia preghiera”. I salmi sono costellati di invocazioni di aiuto, a volte fiduciose, a volte sofferte, altre volte rabbiose. La persona da sempre invoca, e le situazioni sono le più disparate: si invoca per sé, per i propri cari, per il proprio gruppo di appartenenza, per il mondo intero: la malattia, il dolore, il distacco, le violenze, le guerre. I millenni non hanno modificato, purtroppo, i motivi di invocazione, anzi, sembrano moltiplicarsi con il passare del tempo.
Due parole raccolgono e comprendono tanti dolori: le hanno riassunte papa Francesco e il Grande Imam, il prof. Nasaruddin Umar, firmando una Dichiarazione comune nell’incontro interreligioso a Jakarta, durante il viaggio del settembre scorso: “la disumanizzazione e il cambiamento climatico”.
Quando non sono più rispettate le persone e il creato, davvero bisogna invocare! Nel rischio di un disastro mondiale dobbiamo invocare guardando al coraggio di chi si è messo in gioco in un contesto storico molto simile all’attuale: all’inizio della Grande guerra, nell’aprile 1915, si autoconvocarono all’Aja in un congresso internazionale più di un migliaio di donne, con l’unico scopo di diffondere la cultura della pace. Volevano fermare la guerra, e l’hanno fatto inviando coraggiosamente delegazioni presso i governi d’Europa e del mondo. Purtroppo la loro invocazione di pace ebbe esito fallimentare, perché “l’inutile strage” continuò per alcuni anni ancora. Ma certamente tale azione non fu secondaria per la coscienza femminile nella sua evoluzione storica. Madre Giovanna proprio in quegli anni scriveva: “mi sembrava di avere un cuore così grande… bastante per abbracciare tutto il mondo”. Donne a cui stava a cuore l’umanità, donne che dicono a tutti la necessità di invocare, con azioni concrete, un mondo di pace.
Con la fiducia dell’antico popolo ci avviciniamo alla festa di Colui che è l’artefice di ogni alleanza, il Principe della pace, che rinnova la sua venuta tra popoli che cercano concordia. Vogliamo continuare a credere che la nostra invocazione troverà risposta, come leggiamo in Deuteronomio: “quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo” (Dt 4,7). Allora in questo Natale 2024 lo invochiamo con fiducia, augurandoci a vicenda di percorrere insieme vie di pace!
Madre Maria Luisa Bertuzzo