Condividere la missione: la comunità itinerante

27
Ott

Le sorelle presenti in Brasile con i laici della famiglia carismatica, nello scorso mese di agosto, hanno vissuto un’esperienza molto particolare, di comunità itinerante. Raccontano loro stessi cos’è e cos’ha portato nelle loro vite. 

Carissime sorelle,

ci “mettiamo a scrivere” per condividere il grande dono che il Signore ci ha fatto nel vivere l’esperienza di comunità itinerante come famiglia carismatica. 
Le inquietudini che da qualche anno abitavano nei nostri cuori ci hanno sollecitato ad accogliere e cercare modalità nuove per concretizzare l’appello del XIII Capitolo Generale il quale ci invita a passare dall’io al noi: ‘io’ persona, comunità, vita religiosa, laici e collaboratori per un ‘noi’ Famiglia Carismatica a servizio di un popolo che invoca coraggio e speranza.
Assumendo lo stile del discernimento comunitario, con risultati positivi e negativi, siamo state condotte dallo Spirito ad una maturità umana, spirituale e congregazionale verso un cammino di approssimazione e ben volere, ponendo al centro non solo l’individualità di ciascuna comunità ma la Famiglia Religiosa che in relazione ai laici ci ha permesso di fare questo meraviglioso salto nella fede: apertura e accoglienza reciproca nella diversità dei doni e della vocazione specifica – Famiglia Carismatica.
In questo tempo, di circa 50 giorni, abbiamo vissuto l’esperienza di Pentecoste: accoglienza, comunione, condivisione, dialogo, rispetto reciproco, spiritualità, formazione, flessibilità e servizio. Abbiamo sperimentato l’abnegazione nella semplicità della vita quotidiana, nonostante i nostri tanti impegni, abbiamo vissuto ogni gesto e atteggiamento con leggerezza, serenità e gioia.
Le visite e i servizi nei diversi ambiti (pastorale, sociale, educativo, formativo ed economico) ci hanno fatto toccare con mano la nostra miseria umana per essere segno di speranza e di coraggio per quanti abbiamo incontrato, donando a ciascuno di noi la certezza che è possibile vivere l’invito del capitolo e assaporare l’“ESSERE NOI”.
Come a Pentecoste, oggi siamo inviate a ritornare nelle nostre comunità per testimoniare nella gioia ciò che il Signore nella sua infinita misericordia ci ha donato in questo tempo: essere Orsoline del Sacro Cuore di Maria, vivendo come nella prima comunità, l’apertura alla provvidenza divina che ci ha permesso di accogliere e lasciarci accogliere; nella semplicità, eleganza e leggerezza, abbiamo sperimentato le esigenze della vita quotidiana come Famiglia Carismatica, dove ognuno si impegnava nei compiti più semplici e in quelli più complessi, vivendoli con passione, cercando di risparmiare la fatica dell’altro. È stata una vera esperienza sinodale di fraternità e di corresponsabilità.
Davvero il Signore ci ha condotto per cammini che mai avremmo immaginato e tutto, tutto ci ha donato! Per questo possiamo testimoniare che il Nuovo ci sorprende, ci spaventa, ci porta fuori dalle nostre strutture e dalle nostre comodità per abbracciare il mondo secondo la volontà di Dio e per accogliere i frutti che Lui offre a noi (laici) e non quelli che desideriamo!
Ringraziamo tutte coloro che si sono rese presenti con preghiere, messaggi, telefonate, amicizia e fraternità. Vi assicuriamo che questa esperienza ne è valsa la pena e resta in noi il desiderio di riviverla ancora una volta!
Un abbraccio fraterno,
Irmãs Renata, Andreina, Antonia, Monica, Julia e Thereza

Abbiamo allora motivo di essere felici, di essere grati per l’infinita bontà di Dio e di animarci ancora di più con grandi speranze (M. Giovanna). 
Questi sono i nostri sentimenti dopo questi giorni di convivenza. Siamo grati per essere stati insieme in occasione dell’assemblea, per i momenti vissuti con intensità, per la proposta di una programmazione adeguata alle differenze e alle diversità, poiché la famiglia sta crescendo in numero e personalità distinte, per lo spazio dove abbiamo avuto una maggiore opportunità di approssimarci noi come fraternitá e le suore, sentendo il fascino ardente del passaggio dalla convivenza alla fraternità, motivo per animarci a grandi speranze.
La convivenza tra tutti è stata più grazia divina che difficoltà, ognuno ha fatto lo sforzo di pellegrino della speranza per imparare a vivere in comunità e testimoniare la gioia e la gratitudine di crescere umanamente e spiritualmente. Ringraziamo principalmente per la convivenza con le suore, che hanno aperto la porta della loro casa e del cuore a noi laici, di Cachoeiro de Itapemirim-ES, Ribeirão das Neves-MG, Volta Redonda-RJ e Boa Vista-RR, con personalità e culture diverse,  e insieme abbiamo dovuto adattarci e vivere nel rispetto reciproco della diversità. Questi momenti comuni sono stati ricchi di apprendimento, condivisione, formazione, conversazioni libere e preghiera. Ascoltando le testimonianze di coloro che hanno piú esperienza di vita.
Durante la missione abbiamo visitato molte situazioni differenti: persone ammalate, emarginate, anziane. É stata una occasione per mettere in pratica il carisma di Cristo Servo, accogliendo i  malati, i giovani, i bisognosi ed emarginati, le donne dedite alla prostituzione, imparando che anche chi non ha nulla ha sempre qualcosa da offrire, come le donne in cura contro il cancro, che nel loro dolore ci hanno dato noi di resilienza e di fede. Chi vive la spiritualità del Cristo Servo nell’ottica della sostituzione/solidarietà è capace di confortare e sostenere sempre chi arriva con più fragilità, dandoci ragioni di speranza concreta: dare e ricevere ci ha insegnato il senso di sperimentare il senso di essere una Chiesa in uscita, di sperimentare il verbo “sperare”, tanto sognato dal nostro Papa Francesco. I momenti di spiritualità con Madre Giovanna nella sua umiltà e mitezza ci hanno mostrato che anche noi siamo capaci di vivere il carisma di Cristo Servo, donando la propria vita, visitando i malati, ascoltando chi è nel bisogno e forse, con il solo sguardo, essere capaci di trasmettere l’amore che Dio ha per ciascuno di noi.
Con un sentimento di gratitudine, siamo tornati a casa con il cuore pieno di speranza per mettere in pratica ciò che abbiamo realizzato in comunione con tutti i fratelli e sorelle durante l’assemblea e la convivenza. Facendo nostre le parole di Madre Giovanna “guardando le cose accadere, riconosco che è sempre più la mano di Dio che conduce tutto”.

Gruppo Kár.In