Futuro, cantiere di speranza

19
Set

Voci e racconti dalla Giornata Mondiale della Gioventù che si è celebrata a Lisbona

Il 2 agosto 2023 papa Francesco, arrivato da poco in Portogallo per la XXXVII Giornata Mondiale della Gioventù, ha incontrato a Lisbona le autorità, la società civile e il corpo diplomatico e ha pronunciato un discorso nel quale indica tre luoghi dove costruire insieme qualcosa, anche grazie all’esperienza della GMG. “Immagino tre cantieri di speranza in cui possiamo lavorare tutti uniti: l’ambiente, il futuro, la fraternità. (…) Il futuro è il secondo cantiere. E il futuro sono i giovani. Ma tanti fattori li scoraggiano, come la mancanza di lavoro, i ritmi frenetici in cui sono immersi, l’aumento del costo della vita, la fatica a trovare un’abitazione e, ancora più preoccupante, la paura di formare famiglie e mettere al mondo dei figli”.

Il futuro sono i giovani e papa Francesco non perde occasione per ricordarlo a tutti. Nemmeno negli incontri ufficiali a Lisbona si è lasciato sfuggire l’opportunità! Probabilmente perché sa che investendo sui giovani s’investe sul futuro, ma anche sull’oggi: è nel modo in cui il meglio di una generazione viene assorbita ed elaborata da quella più giovane che si crea futuro. E questo vale in ogni ambito, anche nella vita religiosa: l’attualizzazione generativa di un aspetto della vita sa tenere insieme radici (passato), fiori (presente) e frutti (futuro). È questo che si respirava anche tra i pellegrini giunti nella capitale portoghese davvero da tutto il mondo: tra il milione e mezzo di giovani c’erano oltre sessantamila italiani. Tanti, tantissimi volti, storie, culture, modi di vivere la fede e desideri per il futuro. Giovani che Lisbona ha atteso lungamente, anche per il rinvio di un anno della GMG causa pandemia da Covid-19.

Dai gruppi carismatici a quelli partiti per vivere un’avventura insieme agli amici, nel corso delle catechesi e degli incontri col Papa, i pellegrini si sono via via rivelati giovani che stanno puntando in alto e che non si accontentano di una fede scialacquata, ma che fanno domande importanti.

Ho potuto partecipare alla GMG di Lisbona, la quarta per me, insieme a sr. Elisa, sr. Ianessa e Diolinda e ci siamo unite ai gruppi della diocesi di Vicenza. Eravamo quasi cinquecento, senza contare i gruppi autonomi. Dal Lazio sono partiti in nave circa mille giovani con i loro accompagnatori e tra questi c’era anche sr. Michela.

Io ho avuto il privilegio di poter ascoltare i giovani anche grazie alle interviste legate al mio lavoro giornalistico e si sono rivelati molto più profondi di come li immaginiamo spesso fermandoci agli stereotipi. Hanno bisogno di tempi e luoghi adatti, ma rischiano di mettere in difficoltà anche gli adulti con la loro capacità di andare in profondità. Non desiderano soltanto trovare adulti coerenti con quanto affermano, ma cercano il loro modo per vivere la fede cristiana dentro una società sempre più complessa e magari in attività lavorative delicate, “accontentandosi” per esempio di essere medico di famiglia e non puntando a grandi specializzazioni, come Mara “perché per me il rapporto con il paziente è fondamentale, anche con la nonnina che non ha nessuno a cui chiedere aiuto per problemi che non sono medici. Sono convinta che un dialogo con una persona che ti ascolta possa aiutare più dei farmaci. In ambulatorio io sono così: medico, ma anche un po’ psicologa. È così che mi prendo cura dei miei pazienti”.

Chiedendo una riflessione sulla crisi, Marco ha raccontato in un’intervista di essere appena uscito da un periodo molto difficile e non ha timore di incoraggiare chiunque “perché tutti possiamo aver bisogno di essere aiutati e non dobbiamo vergognarci di chiedere aiuto, anzi è necessario”.

Così come Chiara che a bruciapelo vuol sapere cosa sia la vocazione e come la si possa riconoscere “perché se devo scegliere solo tra il matrimonio e la vita religiosa, allora non c’è posto per me, eppure io sento di voler fare la mia parte perché il mondo sia migliore”!

Sulla stessa lunghezza d’onda è Martina che s’interroga come vivere la fede cristiana, attualizzando alcuni aspetti di una Chiesa tradizionalista che le stanno stretti, ma anche riflettendo su questioni morali particolarmente complesse che da futuro medico affronterà spesso.

Tra i giovanissimi, appena maggiorenni, che ho incontrato mi ha colpita la coscienza di dover essere testimoni per altri dei propri incontri con il Signore Gesù: quasi a ricordarci che i più adulti di loro dimenticano di narrare la loro fede!

È stato davvero rigenerante accostare tanti giovani, ma anche soltanto vederli perché il loro entusiasmante “andare in fretta” come Maria era contagioso e non era vago, ma orientato a fare un’esperienza di fede in comunità. Ovunque s’improvvisavano dialoghi più o meno seri… sempre con la vivacità dei giovani! La forza dirompente che si vive durante l’esperienza della GMG è la condivisione autentica e gioiosa che va oltre ogni confine e dà slancio per il futuro: è lo stile di Maria che corre da Elisabetta per donarle quanto ha di più caro nella sua vita, il Figlio che porta in grembo!

sr Naike Monique Borgo

Voci e racconti dalla Giornata Mondiale della Gioventù che si è celebrata a Lisbona

Il 2 agosto 2023 papa Francesco, arrivato da poco in Portogallo per la XXXVII Giornata Mondiale della Gioventù, ha incontrato a Lisbona le autorità, la società civile e il corpo diplomatico e ha pronunciato un discorso nel quale indica tre luoghi dove costruire insieme qualcosa, anche grazie all’esperienza della GMG. “Immagino tre cantieri di speranza in cui possiamo lavorare tutti uniti: l’ambiente, il futuro, la fraternità. (…) Il futuro è il secondo cantiere. E il futuro sono i giovani. Ma tanti fattori li scoraggiano, come la mancanza di lavoro, i ritmi frenetici in cui sono immersi, l’aumento del costo della vita, la fatica a trovare un’abitazione e, ancora più preoccupante, la paura di formare famiglie e mettere al mondo dei figli”.

Il futuro sono i giovani e papa Francesco non perde occasione per ricordarlo a tutti. Nemmeno negli incontri ufficiali a Lisbona si è lasciato sfuggire l’opportunità! Probabilmente perché sa che investendo sui giovani s’investe sul futuro, ma anche sull’oggi: è nel modo in cui il meglio di una generazione viene assorbita ed elaborata da quella più giovane che si crea futuro. E questo vale in ogni ambito, anche nella vita religiosa: l’attualizzazione generativa di un aspetto della vita sa tenere insieme radici (passato), fiori (presente) e frutti (futuro). È questo che si respirava anche tra i pellegrini giunti nella capitale portoghese davvero da tutto il mondo: tra il milione e mezzo di giovani c’erano oltre sessantamila italiani. Tanti, tantissimi volti, storie, culture, modi di vivere la fede e desideri per il futuro. Giovani che Lisbona ha atteso lungamente, anche per il rinvio di un anno della GMG causa pandemia da Covid-19.

Dai gruppi carismatici a quelli partiti per vivere un’avventura insieme agli amici, nel corso delle catechesi e degli incontri col Papa, i pellegrini si sono via via rivelati giovani che stanno puntando in alto e che non si accontentano di una fede scialacquata, ma che fanno domande importanti.

Ho potuto partecipare alla GMG di Lisbona, la quarta per me, insieme a sr. Elisa, sr. Ianessa e Diolinda e ci siamo unite ai gruppi della diocesi di Vicenza. Eravamo quasi cinquecento, senza contare i gruppi autonomi. Dal Lazio sono partiti in nave circa mille giovani con i loro accompagnatori e tra questi c’era anche sr. Michela.

Io ho avuto il privilegio di poter ascoltare i giovani anche grazie alle interviste legate al mio lavoro giornalistico e si sono rivelati molto più profondi di come li immaginiamo spesso fermandoci agli stereotipi. Hanno bisogno di tempi e luoghi adatti, ma rischiano di mettere in difficoltà anche gli adulti con la loro capacità di andare in profondità. Non desiderano soltanto trovare adulti coerenti con quanto affermano, ma cercano il loro modo per vivere la fede cristiana dentro una società sempre più complessa e magari in attività lavorative delicate, “accontentandosi” per esempio di essere medico di famiglia e non puntando a grandi specializzazioni, come Mara “perché per me il rapporto con il paziente è fondamentale, anche con la nonnina che non ha nessuno a cui chiedere aiuto per problemi che non sono medici. Sono convinta che un dialogo con una persona che ti ascolta possa aiutare più dei farmaci. In ambulatorio io sono così: medico, ma anche un po’ psicologa. È così che mi prendo cura dei miei pazienti”.

Chiedendo una riflessione sulla crisi, Marco ha raccontato in un’intervista di essere appena uscito da un periodo molto difficile e non ha timore di incoraggiare chiunque “perché tutti possiamo aver bisogno di essere aiutati e non dobbiamo vergognarci di chiedere aiuto, anzi è necessario”.

Così come Chiara che a bruciapelo vuol sapere cosa sia la vocazione e come la si possa riconoscere “perché se devo scegliere solo tra il matrimonio e la vita religiosa, allora non c’è posto per me, eppure io sento di voler fare la mia parte perché il mondo sia migliore”!

Sulla stessa lunghezza d’onda è Martina che s’interroga come vivere la fede cristiana, attualizzando alcuni aspetti di una Chiesa tradizionalista che le stanno stretti, ma anche riflettendo su questioni morali particolarmente complesse che da futuro medico affronterà spesso.

Tra i giovanissimi, appena maggiorenni, che ho incontrato mi ha colpita la coscienza di dover essere testimoni per altri dei propri incontri con il Signore Gesù: quasi a ricordarci che i più adulti di loro dimenticano di narrare la loro fede!

È stato davvero rigenerante accostare tanti giovani, ma anche soltanto vederli perché il loro entusiasmante “andare in fretta” come Maria era contagioso e non era vago, ma orientato a fare un’esperienza di fede in comunità. Ovunque s’improvvisavano dialoghi più o meno seri… sempre con la vivacità dei giovani! La forza dirompente che si vive durante l’esperienza della GMG è la condivisione autentica e gioiosa che va oltre ogni confine e dà slancio per il futuro: è lo stile di Maria che corre da Elisabetta per donarle quanto ha di più caro nella sua vita, il Figlio che porta in grembo!

sr Naike Monique Borgo