In cammino per la pace
Nabal era un uomo molto ricco, con tremila pecore, mille capre e vari beni a Carmel. Era però anche un uomo rude, aggressivo ed arrogante, riconosciuto come tale persino dai suoi stessi uomini. Abigail, sua moglie, era invece – come sottolinea la Bibbia – non solo di bell’aspetto, ma soprattutto una donna ricca di saggezza. Nella loro storia si innesta quella di Davide, durante il suo conflitto con Saul, prima di diventare re. Il racconto che ne parla è in 1Sam 25, subito dopo l’annuncio della morte del profeta Samuele e il ritirarsi di Davide, con i suoi uomini, nel deserto.
Al tempo della tosatura, mentre Nabal si trovava con le sue numerose greggi, Davide gli mandò alcuni suoi servitori per chiedergli dei doni ricordandogli che i suoi uomini non avevano mai recato offesa ai pastori che lavoravano per lui e, anzi, li avevano difesi dagli attacchi di predatori.
La risposta di Nabal fu sprezzante e offensiva nei confronti di Davide e i servitori dovettero tornare a mani vuote e riferire a Davide l’arrogante rifiuto di Nabal. La reazione di Davide fu immediata e violenta: ordinò ai suoi uomini di prendere le armi e con quattrocento di essi decise di partire per uccidere Nabal e tutto il suo casato.
Uno dei servitori avvertì Abigail di quanto successo, sottolineando il fatto che le parole rivolte a Nabal erano vere e che realmente gli uomini di Davide avevano protetto i pastori finché erano stati vicini a loro in campagna. Il domestico, affermando l’arroganza di Nabal e rivolgendosi ad Abigail, riconosce che lei è l’unica possibilità di risolvere il conflitto senza violenza e morte per tutti loro. Così facendo, ne attesta non solo la saggezza, ma anche l’autorità e le capacità di riflessione ed azione. Mentre a Nabal “non si può parlare” (17), Abigail sa ascoltare, sa cercare altre strade che non prevedano l’uso delle armi. Decide con prontezza di preparare quello che Davide aveva chiesto come dono al marito e si mette in cammino per incontrarlo sulla strada. Tutto questo lo compie in modo autonomo, istruendo i domestici e senza farne parola al marito.
Mentre Abigail sta andando incontro a Davide, egli si sta dirigendo verso la sua casa con l’intento di uccidere tutti coloro che vi abitano perché aveva ricevuto “male per bene” (21). È un desiderio di vendetta che muove i suoi passi, una vendetta che travolgerebbe però non solo Nabal colpevole del rifiuto, ma anche tante persone innocenti.
Quando Abigail e Davide si incontrano, lei che aveva saputo ascoltare i suoi domestici, chiede a Davide altrettanta disponibilità nell’ascoltare le sue parole. Si prostra ai suoi piedi, gli mostra i doni, lo esorta a non dar retta a Nabal perché è un uomo stolto, ma soprattutto gli fa memoria che egli è guidato da Dio e proprio per questo non può macchiarsi del sangue di innocenti per farsi giustizia da solo. Davide ascolta le parole di Abigail e alla fine del suo lungo discorso, che non è solamente riparare allo sgarbo del marito, ma soprattutto mettere Davide di fronte a chi è chiamato ad essere, la sua risposta inizia con una triplice benedizione: benedice Dio che gli ha mandato incontro Abigail, la saggezza della donna manifestata dalle sue parole ed azioni e Abigail stessa che gli ha impedito di attuare una scelta che avrebbe portato a un ingiusto spargimento di sangue.
“Torna a casa in pace. Vedi ho ascoltato la tua voce e ho rasserenato il tuo volto” (35).
Tornata a casa Abigail trovò Nabal che banchettava ubriaco e non disse nulla. Al mattino, pur non potendo immaginare la reazione dell’uomo gli narrò, assumendosene la responsabilità, quello che aveva fatto e l’incontro con Davide. Nabal non reagì in nessun modo, quasi il suo cuore avesse cessato di sostenerlo e dopo dieci giorni morì.
La storia di Abigail continua, nella Bibbia, perché Davide la prese in moglie e tante furono le vicissitudini che fu chiamata ad affrontare, ma questo racconto, in particolare, ci parla ancora oggi rispetto ai conflitti e alle violenze che irrompono nella società e anche nelle nostre storie quotidiane. Narra della possibilità di cercare strade diverse per affrontare queste situazioni e di mettersi in cammino per realizzarle; di accettare di trovarsi per strada, lontano dalle proprie sicurezze per incontrare l’altro/a così com’è con le tensioni e la rabbia; della necessità di partire dall’ascolto, dal farsi coinvolgere personalmente. Scegliere queste strade vuol dire anche prendere la parola, non temere l’umiliazione di se stessi e sapersi assumere le responsabilità, senza temere le conseguenze. Sono strade attuali anche oggi, che ci vengono indicate da una donna della Bibbia che è riuscita a fermare la violenza di Davide, il futuro grande re, vedendo in lui possibilità diverse dalle azioni che voleva intraprendere e a farsi benedire da lui, assieme a Dio.
Donatella Mottin