È tempo di grazia! È tempo di grazia la consacrazione perpetua di quattro giovani orsoline per la chiesa, per il mondo e per il nostro Istituto. È tempo di grazia, per questa storia, la consacrazione di queste giovani donne che innamorate del Vangelo e della vita, mettono a servizio i propri doni e i propri talenti per la felicità della famiglia umana. La loro consacrazione è maturata guardando al passato con gratitudine, vivendo il presente con passione e in ascolto umile e attento di ciò che lo Spirito suggerisce, guardando il futuro con quella speranza che si fonda su Colui nel quale hanno posto la loro fiducia.
Professare pubblicamente la propria adesione attraverso i voti di verginità, povertà e obbedienza, significa assumere uno stile di vita che ha come logica quella di uscire da sé per diventare compagne di viaggio di tutti coloro che quotidianamente sperimentano la gioia e la fatica del vivere. Vivere i voti è entrare e stare a tempo pieno nella vita, non fuori né tanto meno separati da essa. Consacrazione perpetua significa per sempre, cioè fino a quando questa nostra vita sarà implicata nella storia concreta di donne e uomini che ci camminano a fianco. La vicinanza e l’incontro, ricorda papa Francesco, sono due modalità attraverso cui Dio stesso si è rivelato nella storia fino all’incarnazione.
Consacrate, quindi, per essere mandate a vivere il mistero del Verbo incarnato venuto in mezzo a noi non per essere servito ma per servire; a testimoniarlo in uno stile di vitale inserimento nella chiesa e nel mondo e ad annunciarlo nelle scelte apostoliche per la salvezza e santificazione della donna (Costituzioni n.16).
Papa Francesco affida a consacrate e consacrati questa missione: testimoniare la misericordia e la tenerezza del Signore, che scalda il cuore, che risveglia la speranza, che attira tutti verso il bene. Consacrati per essere uomini e donne pienamente umani, facilitatori della grazia, costruttori di ponti, annunciatori di una felicità vera, di una speranza possibile, che poggi su Dio. A questo punto possiamo affermare che tutti sono chiamati, dentro la propria vocazione, ad avere gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, che si è donato fino in fondo perché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.
Animiamoci dunque a grandi speranze e con passione e zelo continuiamo a seminare nei solchi di questa storia il buon seme che Dio ci ha messo tra le mani. Narrare la propria storia, per queste giovani sorelle, è innanzitutto rendere lode a Dio e, facendo proprie le parole di madre Giovanna, affermare con stupore e gioia “Il Signore mi condusse per vie che non avrei mai immaginato e tutto mi concesse” e ancora “non perdere un minuto che non gli sia consacrato e vivi felice nelle sue mani”.
Suor Rosaria Bordogna, responsabile di formazione