Tessere insieme l’unità

30
Ago

Apriamo il secondo numero di Vita Nuova con una grande gioia nel cuore per il riconoscimento che la Chiesa ha dato a madre Giovanna Meneghini, fondatrice delle Suore Orsoline scm, dichiarandola “venerabile”! Ma… cosa veneriamo in lei? Una corrispondenza d’amore, come amava ripetere, che l’ha condotta ad impegnare una vita per la salvezza e santificazione della classe popolare femminile, con la percezione di avere un cuore così grande… bastante per abbracciare il mondo! Facile per lei? Forse non tanto dati i tempi, ma siccome la preghiera piano piano andava innaffiando la sua anima – come scrive nelle Memorie – la tenera pianticella della sua esistenza e della nuova realtà che andava sognando ha messo radici così profonde da resistere alle tempeste della vita.

Questo particolare aspetto della vita di Giovanna ci introduce splendidamente nell’argomento di questo numero, dove consideriamo il secondo dei quattro principi di Evangelii gaudium che indicano la strada per dare forma ad un popolo (cfr. EG 221). Se questi sono i quattro chiodi a cui papa Francesco ha appeso il suo pensiero, la situazione conflittuale che in maniera globale coinvolge l’umanità richiede l’urgenza di considerare il cuore di questo principio: l’unità è superiore al conflitto (EG 228).

Anche madre Giovanna ha dato forma ad un popolo: era piccolo inizialmente, lei ne ha posto i semi, ha osservato pazientemente l’attecchire dei primi germogli, ha protetto e sostenuto i tentativi di crescita. Siamo a cento anni da quegli eventi, e in piena guerra mondiale nella cronaca delle Orsoline si legge… Il primo piano della nostra casa era impedito dai soldati. È solo un particolare: le truppe militari nella stessa abitazione!

Questo numero di Vita Nuova ci aiuta a declinare l’importanza di non lasciarci sopraffare dal conflitto rimanendone paralizzati, o fare come se non ci fosse… il conflitto non può essere ignorato o dissimulato. Dev’essere accettato (EG 226). Viviamo conflitti a tutti i livelli: le tensioni tra persone, gli attriti familiari che sfociano in violenze, le animosità tra gruppi, le guerre tra i potenti che utilizzano le diversità tra i popoli, finanche la religione, per i loro interessi economici, geo-politici, strategici…

Occorre invece essere tessitori di unità: è questo il messaggio che ne ricaviamo! Occorre scegliere un’altra modalità di affrontare i conflitti, perché ignorarli non è una soluzione, tantomeno lasciarsi anestetizzare da essi. Vi è un terzo modo, il più adeguato: accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo (EG 227). È questo lavoro artigianale quotidiano che porta alla pace; la Pentecoste, appena celebrata, ce l’ha offerto non come un augurio, ma come il grande dono dello Spirito che abita i nostri cuori!

a cura della redazione

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