Differenze e somiglianze nell’esperienza di popolo vissuta in Mozambico, Brasile e Italia, nel racconto di alcune sorelle orsoline
Dal Mozambico
Il Mozambico è un paese di grandi diversità culturali, possiede un totale di 43 lingue locali e sebbene solo il 40% dei mozambicani parli portoghese la letteratura del paese è scritta prevalentemente in questa lingua. Una caratteristica che condivide con tutto il continente africano è il senso del cammino, del viaggio. Viaggio inteso come itinerario fisico ma anche interiore e iniziatico, che permette ai suoi figli e figlie di compiere il passaggio da una età all’altra e poter entrare nel mondo degli adulti.
Un popolo sempre in cammino: lo vediamo numeroso ai margini delle strade; è un popolo in continuo movimento, si sposta da un luogo all’altro per trovare qualche lavoretto che gli permetta di sopravvivere, alla ricerca di una stanza dove abitare perché dove stava è stato cacciato in quanto non riusciva a pagare l’affitto e cerca qualcosa di più economico. “Quando la gamba non cammina, lo stomaco non mangia” (proverbio africano).
Un popolo abitato dal “ritmo”: dal ‘tam-tam’ dei tamburi che dicono la festa, la danza, ma anche la capacità di comunicare, di esprimere ciò che si è e che si fa; dicono la forza della tradizione africana, il richiamo del gruppo, del clan, della famiglia, della solidarietà. “Se sai gioire per le gioie altrui, sei il più degno abitante del villaggio” (proverbio africano).
Un popolo giovane: in cui pulsa la vita, nella moltitudine di bambini, adolescenti e giovani che ridono, giocano, cantano e sognano. Purtroppo questi sogni si scontrano con una realtà e uno Stato che considera priorità l’educazione e la formazione ma di fatto non investe in essa. Le strutture scolastiche spesso sono fatiscenti e precarie, prive di banchi e di materiale scolastico. Nelle zone rurali e quelle colpite ormai dai numerosi cicloni e tempeste tropicali, si insegna sotto l’ombra degli alberi. “I semi di oggi saranno la foresta di domani” (proverbio africano).
Un popolo dal volto di donna: la donna che è la colonna vertebrale della famiglia e della società. Inchinata nel lavoro duro della “machamba” (campo da coltivare), o impegnata nei mercatini informali per guadagnare pochi “meticais” (alcuni centesimi) che serviranno per la scuola dei figli e forse per l’alimento quotidiano. Una donna che coltiva anche il desiderio di riscattarsi, emergere, studiare, occupare posti di responsabilità nella società. “Portate i vostri bimbi sulle spalle, affinché i loro occhi possano guardare lontano” (proverbio africano).
Un popolo dal sorriso che contagia: nonostante le tante prove, difficoltà e privazioni con le quali fare i conti tutti i giorni, non perde il sorriso e la speranza nella vita e nel futuro, che si manifesta nel coraggio di rischiare, di tentare qualcosa di nuovo, anche se con pochissime risorse, per uscire dalla precarietà. “La sapienza è come un baobab: una sola persona, a braccia aperte, non può stringere il tronco” (proverbio africano).
Un popolo accogliente: un popolo che mette a disposizione dell’ospite il poco che possiede e lo fa sentire come a casa. Le famiglie sono l’esatto contrario del modello nucleare: al suo interno sono presenti generazioni diverse di nonni, di genitori, di figli, di nipoti, di zii e di cugini ecc. Sono famiglie allargate come quelle che stanno accogliendo i profughi di Cabo Del Gado, le vittime dei cicloni e delle diverse inondazioni a sud della provincia di Sofala e di altri tipi di emergenze. Accolgono con la stessa gioia lo straniero e i fratelli aprendo loro la porta della casa e del cuore. “Lo straniero è come un fratello che non hai mai incontrato” (proverbio africano).
Per noi suore orsoline presenti in Mozambico essere sorelle in mezzo a questo popolo che invoca coraggio e speranza significa soprattutto esercitare un paziente ascolto della realtà che ci permetta di coglierne le urgenze e le necessità. Un ascolto che ci mette in cammino accanto a loro per discernere e trovare insieme nuovi percorsi di crescita, solidarietà e speranza. Significa offrire le nostre capacità e i doni del nostro carisma di cui ciascuna di noi è portatrice per promuovere la vita in tutte le sue dimensioni. Camminiamo con la forza che ci viene dall’invito della nostra fondatrice Madre Giovanna: “Batti da forte la via oscura se voi trovare la luce”.
Dal Brasile
La parola popolo è un termine di uso comune che può assumere diversi significati: indicare un gruppo di individui che formano una nazione condividendo la stessa cultura, lingua, abitudini, tradizioni, valori, e sono soggetti alle stesse leggi.
Considerando in particolare la nazione brasiliana, alla parola popolo diventa necessario aggiungerne altri elementi molto significativi. Ricordiamo infatti che l’attuale popolazione brasiliana è il risultato della fusione di gruppi umani originari dalle differenti parti del mondo: indios, europei e africani.
Prima della cosiddetta scoperta dell’America, il territorio era abitato da popolazioni autoctone divise in vari etnie indigene come i Tupi Guaraní, Wapixana e Yanomani.
Gli europei raggiungono il Brasile all’inizio del XVI secolo come esploratori e conquistatori. La popolazione africana arriva in questo territorio attraverso una migrazione forzata, soprattutto tra il XVI e il XIX secolo, quando mi-lioni di neri africani sbarcarono in Brasile per lavorare come schiavi nella coltivazione della canna da zucchero e del caffè.
Successivamente, intorno al XIX secolo, il governo brasiliano promosse l’ingresso di un gran numero di immigrati europei e asiatici.
Come conseguenza di questa diversità di popoli, culture ed etnie, il risultato non poteva che essere una fusione di razze, che se da un lato ha vissuto grandi difficoltá dall’altra ha promosso una grande ricchezza sociale e culturale. Per questo motivo, troviamo numerose manifestazioni culturali, costumi, tradizioni che convivono e danno a questo popolo un sapore e un aspetto molto particolare e originale.
Colpiscono e affascinano le risposte date alla domanda: che significa per te essere popolo in Brasile? Eccone alcune: “Essere popolo brasiliano significa essere accogliente, resistente, avere forza e fede, essere una nazione che ha imparato a lottare, aiutare, a non perdere la speranza nonostante le difficoltà e le sfide da affrontare”; “essere una societá fatta di molte culture che fa di questa terra un luogo unico al mondo”; “essere un popolo che sa condividere e farsi prossimo sia nelle situazioni di emergenza come nelle difficoltá quotidiane della vita”.
Dall’Italia
L’Italia ha un patrimonio ingente, che tutto il mondo ci riconosce, ma che non consiste nei soldi. Le risorse che fanno onore all’Italia, uniche e incomparabili, richiedono costante cura per essere mantenute vive di generazione in generazione. Facile pensare al patrimonio storico e artistico (materiale e immateriale), espressione di quel gusto estetico e stile italiano che caratterizzano anche prodotti artigianali e industriali famosi per qualità e design. Facile pensare agli splendidi panorami italiani che vanno dalle coste marine alle vette dolomitiche. Facile pensare ai prodotti naturali tipici e alla cucina. Facile pensare alla tradizione letteraria, culturale, spirituale, filosofica e scientifica, che si è diffusa a beneficio dell’intera umanità. Facile pensare alle eccellenze italiane in ambito artistico e sportivo…
Meno immediato pensare alle istituzioni democratiche italiane – anzitutto la Costituzione della Repubblica – che dovremmo considerare la nostra maggiore ricchezza e garanzia di libertà. Oggi rischiamo di dare per scontati i principi posti a fondamento del nostro Stato: il valore e la tutela del lavoro, i diritti inviolabili dell’uomo, il principio di uguaglianza, l’unità e indivisibilità della Repubblica, la libertà e il pluralismo delle confessioni religiose, il ripudio della guerra, la corresponsabilità internazionale per assicurare pace e giustizia nel mondo… Rischiamo di dimenticare che la sovranità attribuita al popolo attraverso i suoi rappresentanti, richiede impegno, responsabilità, coesione, adesione al bene comune da parte dei singoli e della società civile.
Il popolo italiano, pur capace di uno straordinario spirito unitario, umano e solidale verso chi è nel bisogno, sta risentendo di una cultura individualista che ne indebolisce il senso di appartenenza e la generosità. Il coraggio del popolo ucraino nel conquistare e difendere la propria democrazia, ci aiuta a ricordare che l’identità di ogni popolo è un bene inestimabile da amare e coltivare sempre.
Suor Rita Gecchele e suor Valentina De Gan, suor Antonia Storti, suor Maria Coccia