In copertina – illustrazione di Chiara Peruffo
“Per descrivere il tutto superiore alla parte, senza però che ogni parte perda la sua caratteristica, il suo apporto peculiare, papa Francesco usa l’immagine del poliedro che a mio parere è un’immagine fredda, geometrica, asettica. L’imprescindibile connessione tra le parti e il tutto, tra le diverse vocazioni di ciascuna parte e l’insieme che ne esce, molto più ricco della loro somma, secondo me trova la sua metafora nel corpo. Anche san Paolo per descrivere la comunità unita in Cristo usa la metafora del corpo e delle membra; anche Gesù per rendere visibile l’essere parte con Dio e l’essere unito con i suoi usa una metafora organica: la vite e i tralci. Quindi che cosa più di un feto all’interno di una madre mostra due entità autonome, diverse, così connesse da essere solo uno, ma insieme molto più di uno? È un’immagine che richiama anche alla natività, in questo numero della rivista che esce nel tempo di Avvento.
Un altro aspetto della parte nel tutto che mi ha colpito è quello della relazione, che è il fulcro intorno a cui le parti possono diventare un tutto. E allora cosa di meglio del Dio trinitario, unico Dio in tre persone, può evidenziare questa idea? Per questo nell’immagine di copertina c’è una trinità femminile, fatta di tre donne in tre diverse posture, che potrebbero essere anche le tre età della vita. La giovane che guarda in alto è anche l’auspicio di papa Francesco ad allargare lo sguardo, a guardare al bene comune, nel momento in cui si agisce; ma sono anche i pastori, seduti a terra, che vedono la stella che annuncia la nascita. La donna matura è quella distesa che porta in grembo il feto che deve nascere, il mondo nuovo, e lo fa strettamente legata alla terra, ai gesti di ogni giorno, all’essere qui ed ora pienamente. La terza donna è stesa alle loro spalle, gli occhi chiusi in una contemplazione interiore, serena, e il suo corpo si interseca nelle linee con quello delle altre due, e una sua mano si posa dolcemente sulla spalla di chi guarda lontano, mentre l’altro braccio sostiene colei che deve partorire, questa terza figura. Lega tra loro tutte queste diverse realtà, fasi della vita, posture verso il mondo, in una relazione unitaria.
Infine, esprimo l’elemento presente in EG 235 in cui papa Francesco riflette sull’agire localmente pensando globalmente, sul restare fortemente ancorati al proprio luogo, inteso come dono di Dio, opportunità di incarnazione, ma guardando avanti. Mi è balzato alla mente un pezzo del discorso (il “Pregò”) pronunciato dalla filosofa femminista Marina Garces, il 25 settembre di quest’anno durante la grande festa di ringraziamento di Barcellona, la Mercè. Davanti a un pubblico eccitato dal separatismo catalano, tra le altre cose lei ha detto: “Ho sempre pensato che la mappa degli stati, tutti con i loro colori e le linee rette, ci inganna. I loro colori amichevoli sono il risultato di una geografia della guerra. Non esiste uno stato senza un confine e un esercito. Mi piacciono di più le mappe geografiche, dove vediamo la vera forma di valli, montagne e fiumi, che non si fermano a nessun confine. Come sto spiegando oggi, credo in un mondo comune, fatto di un andare e venire libero dalle persone”. È per questo che ho disegnato le tre donne su di una mappa fisica delle nostre montagne, dei nostri luoghi, per farne luogo di relazione, e proprio per questo fertile, aperto al mondo nuovo” (Chiara Peruffo).