In copertina – illustrazione di Chiara Peruffo
L’unità è superiore al conflitto. Tutti gli esseri umani sono differenti: quando c’è da prendere una decisione ognuno cerca di difendere se stesso per la sua sopravvivenza fisica e psichica, e questo genera conflitti, inevitabili ma che è possibile affrontare senza violenza. Molto spesso diamo giudizi di valore alle diverse caratteristiche ponendo alcune di queste e chi le possiede in posizione Maggiore (M), e chi ne è sprovvisto in posizione minore (m). Chi viene messo in posizione minore (m) per stare bene cerca di mettersi in posizione Maggiore (M), valorizzando se stesso e sminuendo l’altro. Allora anche l’altro riparte: è l’escalation della violenza, la posta è sempre più alta: dal valorizzare se stessi, a sminuire le caratteristiche dell’altro, all’offesa, all’attacco fisico. Quando chi si pone in posizione Maggiore (M) è molto più forte dell’altro, questo per non essere schiacciato se la prende con qualcuno di più debole di lui, per sentirsi di nuovo Maggiore (M). L’altro a sua volta se non può difendersi si sfoga su un altro più debole e così via: è la catena della violenza. Quando chi si pone in posizione Maggiore (M) è così forte da distruggere l’altro, questi non confidando più nel proprio valore rivolge la forza di conservazione contro se stesso, provocandosi violenza: autolesionismo, stupefacenti, somatizzazione, suicidio. È l’interiorizzazione della violenza. Ma è possibile un’altra via per affrontare i conflitti: l’equivalenza delle differenze e dei punti di vista. Cercare di capire il punto di vista dell’altro ed esprimere il proprio nel rispetto reciproco, nell’ascolto, nel chiarire senza attaccare. Cercare poi insieme una soluzione che tenga conto del maggior numero di cose davvero importanti, imprescindibili per ciascuno e ciascuna (sono i nostri fondamenti e spesso scopriamo che li abbiamo molto simili). Non è il compromesso ma una soluzione diversa da entrambe le ipotesi che c’erano sul tappeto. Non c’è chi vince e chi perde ma si guadagna entrambi. È la ricerca dell’equivalenza. Solo così si persegue l’unità senza negare il conflitto.